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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 07:49.
L'ultima modifica è del 31 luglio 2012 alle ore 08:35.
«Bob, l'hanno impallinato i regolatori». Bob non è un atleta, nonostante la passione per il golf di mister Diamond, il ceo che ha lasciato Barclays per lo scandalo Libor. Il commento è di un investitore americano raccolto dal Financial Times ai margini delle "Olimpiadi del business", evento che nei piani del premier Cameron dovrebbe accompagnare con assegni miliardari il medagliere britannico.
Dopo tre giorni di gare e nel mezzo dell'expo sul Made in Uk, le cose, dentro e fuori le arene, non vanno bene. Non ci riferiamo alle accuse di doping a carico della 16enne nuotatrice cinese Ye Shiwen. Ad angustiare gli organizzatori c'è altro. La polemica sugli spalti vuoti per biglietti corporate inutilizzati non si è placata dopo la decisione di metterne 3mila sul mercato. Il pubblico scalpita pronto a fare come Cameron che è andato in metropolitana all'Aquatic centre per incassare un'inattesa sconfitta. I tuffatori nel sincronizzato di ieri miravano alla vittoria, ma hanno mancato il podio, doppiando la sofferenza per la fallita medaglia d'oro del ciclista Mark Cavendish.
Rischiano di dissolversi anche i 13 miliardi che la Gran Bretagna ha messo a bilancio alla voce ritorno olimpico del prossimo quadriennio sotto forma di investimenti esteri, quota aggiuntiva di export, vendite dirette. Il parco degli affari è Lancaster House, la stessa sede dove Mario Draghi ha lanciato il contrattacco dell'euro e dove tanti si interrogavano sull'atteggiamento dei regolatori verso mister Diamond. Il dubbio sottotraccia è che Londra non voglia più essere compiacente con i bankers e questo, qualche alto papavero del mondo finanziario, lo avrebbe stigmatizzato con un inquietante, «ma chi vuole più lavorare per una banca inglese?».
Le perplessità sulla stretta nella City si declinano con quelle che i businessmen - ne sono attesi 4mila - mostrano verso la politica economica del governo. Pochi stimoli, troppa austerità, contraddittorio atteggiamento verso l'Europa, ovvero incertezza. Basta molto meno nel clima di oggi per mettere punti interrogativi sul raggiungimento dei 13 miliardi. Londra piace come, e forse più, di sempre (Letizia Moratti ne è stata testimonial ieri a Casa Italia lanciando San Patrignano Uk, la terza filiale internazionale della Comunità, in "affari sociali" con la fondazione Fifteen del cuoco Jamie Oliver).
È la politica del governo che non piace. Il collasso del Pil del secondo trimestre (-0,7%) e il timore che l'effetto Giochi sarà solo un singhiozzo nel terzo trimestre mette sotto accusa la strategia di fondo, non occasionali scelte contingenti. Cameron è sulla graticola. E non può contare sull'effetto olimpico se alla fine del complesso esercizio economico, sportivo, di comunicazione ne dovesse uscire un dividendo politico. A portarlo a casa, giurano tutti, sarà Boris Johnson, sindaco di Londra che del premier è l'aspirante successore.
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