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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2012 alle ore 08:21.
Il primo comandamento del giornalismo? Primum scavare, deinde philosophari. Il meeting di Comunione e Liberazione ha messo di fronte tre direttori di giornali (Roberto Napoletano del Sole 24 Ore, Antonio Preziosi dei Gr Rai e Marco Tarquinio di Avvenire) su un tema solo apparentemente facile: raccontare la realtà.
«Scavare, scavare, scavare», dice Napoletano, ripetendo tre volte un verbo all'infinito che inevitabilmente trascina dietro di sé come una rete a strascico altri temi cruciali: verità, rigore, onestà.
Ci sono frangenti storici nei quali un titolo può «riassumere algebricamente il rigore di un quotidiano», spiega Napoletano. Quel titolo a caratteri cubitali era "FATE PRESTO" e campeggiò sulla prima pagina del quotidiano economico Il Sole 24 Ore all'indomani del 9 novembre scorso, una delle giornate più drammatiche nella storia recente d'Italia. Spiega il direttore del Sole: «Non c'era nulla di politico in quel titolo, ma solo la doverosa segnalazione della pericolosissima inversione della curva dei rendimenti: tutti guardavano al BTp a dieci anni ma pochi si erano accorti che erano schizzati alle stelle anche i tassi dei titoli a breve, erano in gioco il risparmio e il lavoro degli italiani». Un'operazione verità, dunque, come una sentinella che scatta al segnale di allerta.
Verità è una parola taumaturgica. Il moderatore dell'incontro cita Don Giussani: «Ama la verità più di te stesso», diceva il fondatore di Cl. Ecco il secondo comandamento, forse il primo a pari merito. Quel «più di te stesso» implica una rinuncia a onori e prebende in forza di un valore incomparabilmente più alto. È la forza del cristianesimo, che prima ripulisce i concetti chiave dell'esistenza da ogni ambiguità e poi li riconsegna taglienti come lame.
Napoletano cita Adenauer, De Gasperi, Kohl («Vogliamo una Germania europea, non un'Europa germanica»), Helmut Schimdt. Come a sottolineare il bisogno disperato di uomini di Stato di cui la storia d'Italia è stata così avara. Dai grandi temi europei alla cronaca economica raccontata "minuto per minuto" dai gr della Rai con l'abnegazione del radiocronista sportivo. Dice Preziosi: «La radio ha alfabetizzato la casalinga di Voghera su termini apparentemente astrusi come spread, stock option, future, subprime. Perché se la crisi non la racconti in modo comprensibile, non esiste. E se non esiste diventa ancora più subdola».
Già, l'economia, questa misconosciuta. Napoletano la mette così. «Non vi occupate di economia? Sappiate che sarà l'economia a occuparsi di voi». Un modo per dire, parafrasando Goethe, che l'economia è la chiave di tutto. Tocca a Tarquinio che scodella alla platea il terzo comandamento: «La stampa è il cane da guardia della persona umana, non solo della democrazia».
Napoletano si concentra sulla costruzione europea, il rapporto di forza tra gli Stati, i nuovi equilibri che gioco forza si dovranno creare nella casa comune europea. Spiega: «Abbiamo scampato il pericolo maggiore. Si temeva un agosto drammatico, invece i mercati hanno retto. Attenzione, però, non siamo ancora fuori pericolo».
Preziosi analizza le dinamiche della cronaca: verifica delle notizie fino alla nausea, meglio arrivare secondi con una notizia corretta che primi con una bufala. Confessa: «Alle volte basta una telefonata. A Brindisi, il 19 maggio, il giorno in cui esplose la bomba alla scuola Morvillo-Falcone, diversi lanci di agenzie annunciavano la morte di una seconda ragazza oltre Melissa Bassi. Era falso. Fu sufficiente alzare una cornetta e comporre il numero dell'ospedale di Brindisi». Poi di nuovo a Tarquinio, che subisce il richiamo irresistibile di quello che una volta si chiamava terzomondismo: «È in atto nel pianeta uno spostamento imponente di ricchezza dai Paesi ricchi ai Paesi poveri».
Le incursioni nazionali e planetarie oscillano sempre tra religione e imperativi etici. Preziosi cita l'enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II. Che ribalta la vulgata macchiavellica sul fine che giustifica i mezzi. No, il fine non giustifica i mezzi. E il direttore del Sole 24 Ore alza una palla ai suoi omologhi a proposito della citazione del premier Monti sulla generazione perduta. Dice Napoletano: «L'accordo Lama-Agnelli sul punto unico di contingenza valeva anche per i baby pensionati e ha pesato non poco sul debito pubblico: il conto lo stanno pagando i giovani e i tanti, troppi cinquantenni che perdono il lavoro e la speranza di ritrovarlo». E allora, ripetono Napoletano e Tarquinio all'unisono, bisogna riprendere a raccontare, descrivere le realtà più scomode attraverso le inchieste, un genere giornalistico antichissimo e allo stesso tempo incredibilmente moderno. Ma con uno sguardo nitido, non opaco, assuefatto o peggio ancora cinico. Preziosi conclude con una sintesi alla Sciascia, il quarto comandamento: «La verità parla e quando non parla è perché c'è qualcuno che le ha tappato la bocca».
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