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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2012 alle ore 15:53.
Si può anche sostenere che la scelta di bandire un concorso per la selezione di quasi 12mila insegnanti sia poca cosa rispetto alla necessità del Paese di imboccare con decisione la strada (in salita) della crescita.
Eppure la scelta, annunciata dopo un consiglio dei ministri di nove ore, dimostra coraggio. Sembra paradossale, ma è così: dopo 13 anni si ha il coraggio di riprendere, per le assunzioni nella scuola, il canale dei concorsi, non solo quello delle vecchie graduatorie, piene ancora di 185mila precari.
Il concorso probabilmente sarà riservato agli abilitati, tra costoro moltissimi precari nelle graduatorie sono invecchiati. Dunque non saranno moltissimi i giovani che, grazie alla selezione, con la loro bravura e la loro passione conquistano una cattedra, senza trascorrere dieci-quindici anni in defatiganti supplenze, tre mesi qui, altri due da un'altra parte.
Tuttavia, siamo ottimisti e vogliamo cogliere, nella decisione, il segnale e la volontà del cambiamento. L'incantesimo che ha portato a mettere in un angolo i concorsi si deve rompere, questo è l'importante. In parallelo si dovrà lavorare perché il concorso successivo sia bandito nell'arco di pochi mesi e con regole nuove.
Intanto, al ministero si sta lavorando al bando del 24 settembre. Occorre molto equilibrio anche per evitare di dar vita a un contenzioso ingestibile che metterebbe a rischio la riuscita dell'operazione. Nello stesso tempo occorrerà stabilire tempi certi per lo svolgimento delle prove: l'opzione di privilegiare le nuove tecnologie rappresenta senz'altro un aiuto.
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