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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2012 alle ore 07:10.
L'ultima modifica è del 30 agosto 2012 alle ore 09:50.
Debutta la società a responsabilità limitata semplificata con capitale minimo a un euro, ma l'accoglienza delle banche ai giovani di belle speranze sotto i 35 anni non è delle più calde. Il Governo getta il cuore oltre l'ostacolo (la capitalizzazione dell'impresa) ma l'ostacolo resta in tutta la sua complessità. Perché è chiaro che ci si può rapidamente sedere (gratis) di fronte al notaio, versare l'euro, sborsarne altri 368 per imposta di registro e tassa annuale per la Camera di commercio e si esce da quella stanza con una società bell'e fatta. Poi però la società bisogna renderla operativa e non deve ingannare l'euro di capitale sociale. Servono spazi, arredi, strumenti di produzione. Serve un finanziamento che le banche legano a garanzie finanziarie o patrimoniali. E così servono la firma di un garante oppure la proprietà di immobili, oppure le fideiussioni. Ma quel che è più importante, serve che l'idea sia buona, che la banca ci veda un futuro, che l'aspirante imprenditore abbia fatto un piano finanziario. E che anche il Confidi ci metta una parola buona.
Insomma, la sensazione è che l'ingegneria normativa serva fino a un certo punto se vengono poi a mancare le altre condizioni di contesto che rendono praticabile la società a un euro: da una buona preparazione finanziaria dei giovani aspiranti imprenditori alla disponibilità di chi detiene le chiavi dell'accesso al credito di aver fiducia nelle buone idee. Perché una buona idea può aprire le porte del futuro più di una eccellente garanzia.
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