Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2012 alle ore 08:02.
L'ultima modifica è del 31 agosto 2012 alle ore 08:39.

My24

Il ritardo dell'Italia nel darsi un moderno sistema nazionale di valutazione (Snv) della qualità delle scuole è così grande che un anno fa, anche alla luce dei modesti risultati degli studenti italiani nelle rilevazioni internazionali, la Commissione europea inserì la questione fra i famosi 39 quesiti indirizzati al precedente governo. Il solo fatto che ora il ministro Profumo proponga un testo organico che - prendendo anche spunto da sperimentazioni volute dal ministro Gelmini - descrive funzioni e architettura del futuro Snv è quindi un grande passo in avanti.

Il testo si fonda su alcuni principi: oggetto della valutazione sono gli istituti scolastici, anziché i singoli insegnanti; ogni scuola, anche a bilanciamento dell'autonomia di cui dovrebbe sempre più godere, deve dar conto del suo lavoro alla collettività; la valutazione si basa su misure oggettive e confrontabili - come il progresso compiuto negli apprendimenti degli studenti - che permettono di collocare i risultati della singola scuola rispetto sia agli obiettivi che essa si è data sia al livello raggiunto dalle altre scuole. I pilastri del sistema sono: l'Invalsi, l'ente titolare delle prove nazionali standardizzate, che assume il coordinamento dell'intero sistema; le squadre di ispettori, che sulla base del modello dell'inglese Ofsted realizzano visite alle scuole, confrontandosi con dirigenti scolastici e docenti, che a loro volta sono chiamati a svolgere sistematicamente un'autovalutazione del proprio operato; l'Indire, che per la sua competenza nella didattica sostiene le scuole nei piani di miglioramento, a valle della valutazione in senso stretto.

Il disegno del sistema è ampiamente condivisibile. Ci resta, però, un dubbio, che riguarda la sequenza delle diverse fasi della valutazione. Idealmente - come nelle migliori pratiche internazionali - le scuole vengono esaminate da osservatori "terzi" (gli ispettori), in grado di formulare giudizi oggettivi, sulla base degli esiti delle loro visite e di altri indicatori, a partire dai risultati delle prove Invalsi contestualizzate; in un secondo tempo, le scuole definiscono i propri piani di miglioramento, ai quali segue un'autovalutazione per misurare i progressi compiuti. Infine, gli ispettori formulano un giudizio sul raggiungimento degli obiettivi da parte della singola scuola, riavviando il ciclo di valutazione. In questo schema è quindi fondamentale che tutte le scuole siano prima o poi esaminate dall'"esterno".

Il comunicato del Miur sembra, invece, allontanarsi dal modello appena descritto: il motore - apparentemente unico - dell'intero processo sarebbe il Rapporto di autovalutazione «da cui successivamente l'Invalsi desumerà gli indicatori che consentiranno di individuare le istituzioni scolastiche da sottoporre alla valutazione esterna». Nessun dubbio che l'autovalutazione sia uno strumento utile, perché permette il coinvolgimento del personale della scuola. Se, però, l'unica via per la quale si può arrivare alla visita ispettiva è l'autovalutazione, che cosa avviene quando la scuola non è abbastanza coraggiosa da mettere in luce le proprie criticità? Siamo davvero troppo pessimisti se riteniamo che non tutti i dirigenti scolastici avranno la lungimiranza di dare un segnale di allarme sulle eventuali difficoltà della propria scuola, che potrebbe metterne in discussione la reputazione?

Sarebbe bene chiarire questo punto cruciale. La nostra idea è che per il nuovo Snv si debbano adottare principi analoghi a quelli di una moderna concezione della salute. Certamente, se una persona riconosce su di sé i sintomi di una malattia, li racconta al medico (nella scuola, è l'autovalutazione) e avvia così un processo diagnostico (valutazione esterna) ed eventualmente terapeutico (azioni di miglioramento). Ma anche quando i sintomi non sono riconosciuti dal paziente, esistono protocolli di prevenzione, che attraverso regolari check up permettono di controllare il maggior numero possibile di utenti e, nel caso, individuare la patologia e suggerire, discutendone col paziente, la terapia.

Di conseguenza, per dare al Snv una base solida occorrerebbe prevedere esplicitamente che in un arco di tempo ragionevole - diciamo ogni 3 o 4 anni - tutti i circa 10.000 istituti italiani ricevano una visita ispettiva, per un check up. Naturalmente, si potrà dare priorità alle scuole palesemente in difficoltà, come prevede il decreto. Tra l'altro, solo sapendo che prima o poi la scuola sarà esaminata dall'esterno, si eviterà eccessiva condiscendenza nell'autovalutazione. Il processo di ispezione è costoso, ma se riteniamo, come ritengono gli organismi europei, che la valutazione delle scuole sia un passaggio indispensabile per migliorarne la qualità, sarebbero soldi ben spesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi