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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 06:38.

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Unione politica: una sfida difficilissima da vincere in Europa



Il sí della Corte Costituzionale tedesca sulla compatibilità del fondo salva-Stati Esm con la Legge fondamentale, seppur a precise condizioni, é sicuramente una buona notizia, seppur ampiamente scontata dai mercati. Non mi pare però che a questo punto la strada sia in discesa e che gli scogli verso la costruzione di un'Europa veramente unita siano improvvisamente scomparsi. La mia impressione è che anzi siano ancora tutti lí e che sia molto difficile rimuoverli: l'Unione bancaria e quella fiscale, e ancor più l'Unione politica sono solo bei sogni non so quanto davvero realizzabili.
Claudio Garavaglia
Milano
Caro Garavaglia, lei ha indubbiamente ragione. Gli ostacoli sulla strada della normalizzazione dell'euro sono molteplici e insidiosi. E le varie unioni, bancaria, fiscale e politica , più che progetti appaiono tutte delle difficilissime sfide da vincere. Ma, visto che nell'economia globale l'euro non ha serie alternative, siamo tutti obbligati a provare a vincere queste sfide. Sapendo che una sconfitta avrebbe costi proibitivi per tutti.
I costi del petrolio e della benzina
Diminuisce il costo del petrolio ma aumenta quello della benzina. Miracoli? Sembra di sì all'occhio del cittadino comune. Ma le cose stanno veramente così. Vediamo qualche dato.
eA luglio 2008 il costo del petrolio schizzava a 147 dollari il barile; la benzina verde costava 1,522 euro al litro.
rA settembre 2012, oggi, il costo del petrolio è di 97 dollari al barile; quello della benzina verde 1,890 euro al litro.
In 4 anni il costo del petrolio diminuisce del 34%, da 147 a 97 dollari, ma quello della benzina aumenta del 24%, da 1,522 a 1,890 euro.
Com'è possibile che a una diminuzione consistente della materia prima (-34%) corrisponda un aumento del prodotto finale (+24%)? Una bella domanda che rivolgiamo al ministro allo Sviluppo Economico, Corrado Passera.
Primo Mastrantoni
Segretario Aduc
Il carico fiscale italiano è eccessivo
L'articolo del giornalista Stefano Manzocchi dal titolo "Il fisco vorace rischia l'autogol" pubblicato sul Sole 24 Ore nell'edizione del 10 settembre merita un'attenta riflessione per le preoccupazioni che desta circa le cause che ostacolano la ripresa della nostra economia.
Dall'articolo apprendiamo che «secondo la Banca Mondiale il Total Tax Rate 2011 sul reddito d'impresa è stato del 68% in Italia, contro il 46,7% in Germania e il 37,3 % nel Regno Unito». È risaputo che questa è una delle ragioni che ostacolano gli investimenti esteri in Italia, oltre al costo elevato dell'energia elettrica e agli oneri sul lavoro e sul credito. Mi auguro che il nostro Governo, con la riforma fiscale allo studio, approfondisca questi problemi che sono vitali per la crescita della nostra economia e del Pil e riduca il "gap" del carico fiscale e contributivo dell'Italia rispetto agli altri Paesi dell'Unione Europea.
Bruno Moltedo
Commercialista
Milano
Il nord e le guerre di camorra
Sembra assurdo dirlo ma il fenomeno dello scissionismo che sta alla base delle recenti guerre di camorra nel napoletano, deriva dall'arresto dei grandi boss che hanno da molto creato tutta una serie di cani sciolti e giovani tendenze che si alleano con altri solo per la momentanea risoluzione del nemico da eliminare. Ciò causa anche il notevole abbassamento dell'età di killer e pusher che rappresentano come un piccolo fiume in lenta piena, considerato che il mercato del lotto è effettivamente fiorente e considerata anche la moltitudine di gente che vi affida le speranze di guadagno, e considerato il depauperamento del costo degli stupefacenti fatto apposta per allargare il mercato. Quando ci sono grossi guadagni le regole saltano, di qualsiasi stoffa siano fatte, e si capisce bene che l'ordine apparente portato in certi quartieri dipendeva un tempo proprio dall'ascetismo di coloro che riuscivano a comandare, arginando le faide e le continuità di stragi. Forse quello che sta accadendo al nord dell'Italia, dipende proprio dall'arrivo in queste zone di giovani leve provenienti da sud.
Bruno Russo

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