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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 08:11.

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L'improvvisa scomparsa di Lehman Brothers - 4 anni fa - ci ha aiutato a capire tante cose del mondo nuovo in cui viviamo. Peccato che ciò non sia pero' bastato a produrre i necessari rimedi. La crisi allora iniziata è perciò ben lontana dall'essere terminata.
Ricordo anzitutto le tre maggiori "scoperte" dovute all'imprevista scomparsa di Lehman.

1) Il 15 settembre 2008, fallisce Lehman Bros., e nel successivo semestre la produzione industriale del mondo - in perfetta sincronia tra 100 e più Paesi! - si riduce del 25%. Da Adamo ed Eva, non era mai successo qualcosa di simile! L'economia globale in cui oggi viviamo significa "interdipendenza-sempre-più-contemporanea": quando c'è uno shock che colpisce tutti, tutti reagiscono nello stesso modo, e assieme. A maggior ragione nell'industria, che è il settore che si è organizzato su filiere che coinvolgono un numero crescente di paesi.

2) «Se fallisce Lehman, chiunque può fallire»: di qui la paura e quindi l'arresto di ogni transazione finanziaria. Le famiglie manco se ne accorgono, e infatti i consumi si riducono ben poco, perchè lo shock è di offerta e quindi di produzione (scorte e investimenti). La «preferenza per la liquidità» (direbbe Keynes) diventa assoluta, ed il «razionamento del credito» è quindi totale. Non è speculazione: solo paura. Ma senza credito, non c'è industria. E perciò salvare le banche non è solo nell'interesse dei banchieri.

3) «Too big to fail» significa però che c'è un continuo rischio di moral hazard. Non a caso è nell'autunno del 2008 - dopo il fallimento Lehman - che inizia a salire lo "spread" sul debito pubblico della Grecia. Oltre a Lehman, chi altri faceva troppi debiti, fingendo di essere ancora un "Paese sovrano" (cioè che può sempre ripagare il suo debito stampando moneta)? È col fallimento di Lehman che la crisi globale contagia l'Eurozona, dove sono altri casi di troppo debito (privato e/o pubblico) "inutile".
Se queste sono le tre principali "lezioni" imparate in questi quattro anni, a quante cose abbiamo già posto rimedio?

Centinaia di migliaia di pagine di analisi (solo le due "rassegne" del Journal of Economic Literature del marzo scorso sommano 50 pagine!), e migliaia di pagine di nuove norme (solo il Dodd-Frank americano supera le 2000 pagine!) non hanno ancora risolto nessuno di quei problemi. E infatti un "razionamento del credito" simile a quello degli ultimi mesi del 2008 l'abbiamo rivisto anche da noi a fine 2011 (e sbaglia Mario Monti a prendersi, con generosità, l'intera colpa della recessione 2012).
Mentre la risposta della Bce sta solo ora finalmente arrivando. E anche qui, la necessità di tener conto di tutte le perplessità di tutti e ciascuno, ha significato altri due anni - e due milioni di disoccupati - di inutile ritardo....
Tener conto di interdipendenza e contagio; garantire disponibilità di credito; evitare azzardo morale; e ridurre i troppi debiti inutili: tutte cose su cui, anche in Italia, la politica dovrebbe lavorare se prima o poi tornerà ad occuparsi del futuro del Paese.

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