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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2012 alle ore 10:19.

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Quando due anni fa il codice della giustizia amministrativa si preparava al debutto (avvenuto il 16 settembre) c'era chi scommetteva sul suo insuccesso. Si diceva che il primo testo unico del processo davanti a Tar e Consiglio di Stato non avrebbe retto alla prova dei fatti. Mancavano – si sosteneva – le forze per tradurlo in pratica: pochi i giudici e altrettanto scarsi gli addetti di cancelleria per star dietro alla novità. Quelle previsioni si sono poi rivelate sbagliate. Il codice è partito e finora ha viaggiato senza particolari problemi.

Anche gli aggiustamenti in corsa, previsti dal legislatore nei primi due anni di vita (l'ultimo lifting è arrivato ieri) sono serviti per renderlo ancora più conforme alla realtà che si respira nelle aule di tribunale. E per quanto il testo iniziale sia stato frutto di un compromesso fra le diverse anime che componevano la commissione istituita appositamente per scriverlo – e fra quegli esperti e il Governo di allora – il bilancio del primo biennio è positivo. La vera grande sfida è ora cancellare le 450mila cause arretrate.

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