Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2012 alle ore 08:27.
L'ultima modifica è del 20 settembre 2012 alle ore 08:44.

My24

Siamo all'epilogo di un «autentico disastro», secondo la definizione di Fabrizio Cicchitto, che non è un esponente dell'opposizione bensì il capogruppo alla Camera del Pdl. Il disastro è il Lazio, un buco nero che sta affossando insieme il centrodestra e l'autonomia regionale.

Un caso limite, certo, ma emblematico di una degenerazione che non si ferma a Roma e rischia di diventare il detonatore di un terremoto su scala nazionale. Una spinta non indifferente alla parziale decomposizione del sistema, peraltro già in atto. Per meglio dire, alla disgregazione del Pdl berlusconiano. Perché quello che non è mai accaduto in questi anni, nonostante fosche previsioni, può avvenire oggi come conseguenza dell'incontrollabile crisi laziale.

Logico che Berlusconi e i vertici del partito, chiudendosi a riccio, vogliano evitare l'abbandono della Polverini: vorrebbe dire dar fuoco alla miccia, eccitando la guerra fra le correnti della destra romana. Ma è altrettanto logica la domanda che corre a Roma: e cioè cosa aspetti ancora lei, la «governatrice», a lasciare la sua poltrona. Lo aveva minacciato o promesso lei stessa, come arma di pressione per ottenere dal consiglio regionale un tardivo repulisti. Ma questo sussulto di dignità arriva quando la situazione è ormai compromessa.

La regione Lazio assomiglia un po' troppo all'Unione Sovietica degli anni Ottanta, di cui si diceva non senza motivo che fosse irriformabile. Ora è chiaro che moralizzare la regione Lazio è impossibile in tempi brevi, soprattutto perché l'opera dovrebbe essere realizzata dagli stessi che hanno creato un sistema marcio.

Qui è il punto: non si tratta solo di Fiorito e di qualche altro malversatore, caricature che sembrano uscite da un film umoristico di serie B. È proprio il sistema che sta collassando, trascinando a fondo quel che resta di un vecchio mondo ormai anacronistico. Per cui ha ragione Cicchitto: è un disastro. Un disastro per contrastare il quale nessuno conosce la medicina, nemmeno il centrosinistra che pensa - è legittimo - di risolvere il problema vincendo le prossime elezioni locali, da convocare al più presto. Difficilmente basterà.

Certo, Renata Polverini può restare al suo posto a prezzo del ridicolo. Oppure uscire di scena non come una Giovanna d'Arco, bensì come la presidente che ha taciuto troppo a lungo sull'amoralità del sistema o quantomeno che non ha avuto il coraggio di alzare la voce quando era in tempo per farlo.

Ma gli altri, coloro che guardano al ricambio, dovrebbero porsi il problema di fondo: come impedire che le regioni continuino a essere una voragine di sprechi incontrollati. Ce ne sono di virtuose e di viziose, ma il caso del Lazio non è isolato, per cui sarebbe opportuno procedere a un riesame generale dell'ordinamento e del suo degrado. Del resto, le istituzioni non sono in grado di resistere allo stillicidio del discredito. E senza dubbio il viso rubicondo di Fiorito è già entrato in quella galleria di personaggi che gli elettori avranno bene in mente il giorno delle elezioni.

Nonostante tutto questo, c'è anche una notizia non-cattiva ed è che il Parlamento ha evitato all'ultimo istante di commettere l'ennesima "gaffe". Il meccanismo dei controlli indipendenti sulle spese dei gruppi a quanto pare sarà attuato dopo lungo penare. La possiamo considerare una vittoria in extremis del buonsenso (e, va detto, del presidente della Camera Fini che si è battuto per questo risultato). Ma anche in questo caso sarà bene attendere che i fatti seguano le buone intenzioni.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi