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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2012 alle ore 08:10.

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Un divieto lungo nove anni che salta a Wall Street. Una proibizione che mette al bando la ricerca su aziende da parte di analisti al servizio delle stesse banche protagoniste del loro collocamento. Ed è subito polemica. Le intenzioni dei “regulator”, a cominciare dalla Sec guidata da Mary Schapiro, sono chiare: temono che troppi limiti soffochino le start-up e contrastino con una nuova legge, il Jobs Act, mirato a facilitare gli sbarchi sul mercato e stimolare economia e occupazione. Ma l'allentamento delle maglie della regolamentazione ha fatto tornare alla luce, con i sogni di crescita, gli incubi della “finanza facile”. E ancora più lo spettro del 2008, della grande crisi alimentata dalle scommesse incontrollate simboleggiate dal crollo di Lehman Brother e oggi nel mirino di una nuova stretta legislativa, la Dodd-Frank.

Per l'esattezza a sparire, nei disegni della Sec, sono solo le restrizioni alla pubblicazione di “report” - e raccomandazioni – al termine del periodo di lock-up, cioè delle restrizioni alle vendite di titoli da parte degli insider, dipendenti o azionisti della prima ora. E non (o non ancora) il divieto a pubblicare materiali nel più delicato momento dell'Initial public offering. La modifica riguarderà inoltre società negli Stati Uniti considerate di minori dimensioni, con meno di un miliardo di dollari di giro d'affari. Non per nulla, però, le ricerche degli analisti delle banche protagoniste della sottoscrizione dei titoli hanno un controverso soprannome: “booster shot”, una sorta di iniezione di ricostituente. Troppo di frequente, infatti, gli analisti offrivano ad arte raccomandazioni ottimistiche destinate a sostenere le azioni in una fase dove altrimenti aumentavano le spinte al ribasso per il desiderio degli “insider” di vendere e guadagnare.

La mossa delle authority, in questo clima, ha così riaperto un legittimo dibattito sull'accidentato cammino delle riforme finanziarie. Dalle ceneri di Lehman sono nate le ambiziose e onnicomprensive 2.319 pagine della Dodd-Frank. Ma se non c'è dubbio sul giro di vite normativo, i vuoti di potere e le incertezze sui controlli effettivi rimangono preoccupanti. Le norme applicative della nuova legge, dai derivati al trading per conto proprio delle banche, sono in realtà da completare ad opera di una moltitudine di organismi in cerca di sincronia - dalla Sec alla Cftc, dalla Federal Reserve alla Fdic - che dovranno poi anche gestirle.

Lo studio legale Davis Polk, che tiene il conto delle norme, a settembre ha calcolato che si sono accumulati ritardi per il 61,2% delle regole e che, in totale, solo il 32,9% delle 398 norme previste è stato finalizzato. La Volcker rule, tra le più discusse per il divieto al “proprietary trading”, era ad esempio attesa per luglio e ora, gonfiata da esenzioni, potrebbe arrivare a fine anno. Le pressioni per ridimensionare gli sforzi riformatori sono in aumento: l'opposizione repubblicana, se Mitt Romney vincerà le elezioni presidenziali, ha promesso di ripudiare la legge e sostituirla con proposte più “leggere”. Senza contare che la complessità delle riforme, nel mondo dei mercati globali, ha una sponda internazionale: un'intesa quale Basilea 3, per rafforzare le banche, è un gigantesco programma pluriennale da verificare in futuro.

È al cospetto di sfide simili che emerge forse il vero interrogativo: più ancora di leggi e regole carenti o ingarbugliate, l'incognita è rappresentata dalle risorse a disposizione delle authority per metterle in pratica e per il loro coordinamento. A partire dagli Stati Uniti: il budget, in tempi di austerity, fatica a prescrivere i necessari aumenti di spesa. Le Sec vuole per il 2013 un incremento del 18% a 1,57 miliardi per assumere 700 funzionari, ma la proposta è in alto mare. Nonostante gli scandali emersi di recente siano la prova che da sole le norme non bastano: dal crack del broker MF Global alle manovre irresponsabili sui derivati di JP Morgan fino alla manipolazione dei tassi d'interesse attraverso il Libor. Nuove risorse, a Washington e New York come altrove, potrebbero fare la differenza tra riforme efficaci e leggi che rimangono lettera morta.
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