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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2012 alle ore 06:38.

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Pil in calo, conti in linea ma nuovi problemi arrivano da Cina e Usa



Il Governo dei tecnici ha aggiornato le stime sulla crescita e i conti pubblici per il periodo 2012-2015. E dai nuovi dati - fugando ogni dubbio residuo e confermando di fatto quello che già ampiamente avevano previsto molti centri di ricerca internazionali - anche Mario Monti ammette che, al posto di un calo del Pil dell'1,6% (come previsto la scorsa primavera), quest'anno si verificherà una frenata del 2,4 per cento. Le medicine "amare" somministrate agli italiani finora non hanno sortito risultati concreti, per ora siamo ancora fermi ai grandi annunci: non solo il Pil non cresce, ma il risultato è più negativo del previsto e il rapporto tra debito pubblico e Pil quest'anno supererà quota 126 per cento. Un quadro complicato, ancor più nero, eppure il presidente del Consiglio resta fiducioso sulla "luce in fondo al tunnel". Perché, a partire dal 2014, dopo un altro anno - il 2013 - di recessione, l'Italia dovrebbe cominciare a risalire la china e per allora si dovrebbero dispiegare gli effetti delle riforme (lavoro, pensioni, liberalizzazioni) varate dai tecnici. Peccato, però, che il quadro congiunturale internazionale si stia deteriorando. Proprio in questi giorni sono arrivati i dati sulla frenata dei Paesi emergenti, a partire dalla Cina e dal Brasile. E se a questo aggiungiamo l'entità della manovra espansiva che la Federal Reserve ha messo in campo per sostenere l'economia Usa e per contrastare la disoccupazione, diventa difficile immaginare che nei prossimi mesi arrivi la tanto auspicata ripresa della domanda mondiale. Insomma, incognite e allarmi aumentano, il che costringe il nostro Paese ad accelerare le riforme, soprattutto quelle in grado di rafforzarne competitività, produttività e consumi interni.
L. C.
Milano
Troppo cemento per il diporto
Le barche sono scappate dai porti italiani, per non pagare la tassa di stazionamento introdotta dal decreto Salva-Italia, e gli importi affluiti nelle casse dello Stato sono finora di molto inferiori alle previsioni. Il calo medio degli attracchi (dell'ordine, secondo operatori del settore, del 15-20%, ma molto più elevato in alcune zone costiere) dovrebbe indurre qualche riflessione sui progetti di espansione o realizzazione di nuovi porti per la nautica da diporto. Il fatto di insistere con la cementificazione dei tratti costieri era già deprecabile prima, a mio parere, per motivi di tutela ambientale, ma di fronte a questi scenari di recessione economica e inasprimento fiscale diventa un'assurdità.
M. M.
Ostia
Fisco e produttività
È sacrosanto l'allarme recentemente rilanciato dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull'eccessiva pressione fiscale sulle aziende, soprattutto le Pmi. Per noi imprenditori tasse, imposte e contributi vari sono ormai una zavorra che sta diventando sempre più insostenibile, soprattutto se ci raffrontiamo con il carico fiscale a cui sono sottoposti i nostri competitor, a partire dai tedeschi, con i quali spesso entriamo in concorrenza sugli stessi mercati esteri. Giusto fare la nostra parte per recuperare produttività (sforzo, del resto, che un buon imprenditore deve avere presente ogni giorno, specie se è abituato ad affrontare mercati aperti e non protetti), ma il Governo deve al più presto mettere in agenda l'obiettivo di un alleggerimento fiscale, che rilanci la competitività e l'occupazione.
M. S.
email
Rilanciare i consumi interni
L'export italiano, a luglio, ha registrato i dati migliori dal 1998. Il saldo commerciale rispetto all'anno precedente è stato positivo per 4,5 miliardi di euro. Al netto dei costi dell'energia, sarebbe stato addirittura di +9,3 miliardi. Un segnale chiaro della vivacità e della forza delle Pmi. Tuttavia a questa buona notizia fa da contraltare una molto meno buona: il crollo delle importazioni. I consumi domestici, al pari degli investimenti, sono il tallone d'Achille che frena la marcia dell'industria italiana. Bisogna al più presto ridare potere d'acquisto alle famiglie e opportunità di lavoro ai giovani.
Lettera firmata
Firenze

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