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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 07:39.

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I suoi programmi oggi ce li possiamo dimenticare. Brando Giordani è morto ieri a Roma, a 81 anni. Si può ricordarlo mettendo in fila i programmi che ha creato, spesso insieme a Emilio Ravel: tutti citano Odeon e Pronto Raffaella? e l'elenco è lungo. Dietro questi successi vi è stata la capacità di un giornalista di fare intrattenimento e di confrontarsi con tutti i generi della televisione. Non su una rete qualsiasi deputata alla sperimentazione, ma su Rai1, canale istituzionale per definizione.

Brando Giordani l'ha cambiato sapendo mettere insieme qualità, misura, innovazione, anche tecnologica, ironia, in un'azienda pubblica che, perso il monopolio, si trovò a far fronte a una concorrenza senza canone ma priva delle sue troppe briglie. In questa Rai riformata e lottizzata (da non molto se ne è andato anche Massimo Fichera, la cui direzione di Rai2, per coraggio editoriale e indipendenza, resta senza eredi) Brando Giordani ha avuto la lungimiranza di rifondare l'offerta della prima rete del servizio pubblico aprendola a nuove fasce orarie, non per sfruttarle pubblicitariamente, quanto per seguire il pubblico in tutti i momenti della giornata, dalla mattina (Uno Mattina è una sua idea), all'ora di pranzo e al pre-serale.

Niente a che vedere con la Rai1 dei nostri tempi, banale, provinciale e confessionale. Quello di Giordani era Spettacolo con la S maiuscola, che apriva la tv pubblica all'esterno, chiamando registi come Dino Risi per Odeon. I varietà di Giordani e Ravel riuscivano a tenere insieme tradizione, mancanza di autocensure, ascolto del pubblico, qualità del prodotto con l'introduzione di nuovi modelli.
Oggi che la tv deve imparare a produrre programmi in grado di "girare" su tutte le piattaforme, un inventore di intrattenimento come Brando Giordani servirebbe come pochi altri.

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