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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 06:38.

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In nome del «bene della patria» basta polarizzazioni



Gentile Galimberti, Romney ha fatto una gaffe dicendo che il 47% degli americani si considerano delle vittime, vogliono aiuti dallo Stato e non pagano tasse. Non mi è chiaro perché questa è stata considerata una gaffe. E in Italia? Una cosa del genere sarebbe stata considerata una gaffe? Ricordo quan+do Berlusconi, in piena campagna elettorale, disse che votare per il centrosinistra era una cosa "da coglioni". Non credo che questo insulto gli abbia fatto perdere voti. Quelli che si sono offesi e scandalizzati in ogni caso non avrebbero votato per lui. Mentre quelli che votavano per lui forse apprezzavano un linguaggio aggressivo. Insomma, mi sembra che gli americani che hanno dato contro a Romney per quella gaffe si offendano un po' troppo facilmente. Ma ho l'impressione che lei non sarà d'accordo con me.
Alessio Bonaccorsi
Caro Bonaccorsi, la sua impressione è giusta. Non sono d'accordo con lei. In un Paese dove le elezioni di vincono o si perdono "al centro", dove non ci sono profondi solchi ideologici, come in America, un candidato deve presentarsi come il candidato "di tutti". Non deve fin dall'inizio dire che quasi la metà degli elettori sono dei poveretti che ambiscono a essere Stato-dipendenti. Lei ricorderà che all'indomani di ogni elezione americana (o, se è per questo, anche non-americana) il vincitore afferma che sarà il "presidente di tutti", privilegiando quel che unisce su quel che divide. Certo, è più facile dirlo dopo che si è vinto. Ma anche prima di vincere non conviene dividere gli elettori fra buoni e cattivi. Ho detto che in America non ci sono profondi solchi ideologici, ma è anche vero, a scusante di Romney, che negli ultimi tempi questi solchi ideologici sono cresciuti. Dopo l'attiva politica keynesiana (giustamente) seguita per sconfiggere la Grande recessione lo Stato si è trovato ad aver messo le mani in pasta in molti settori dell'industria e della finanza. Da allora ci sono stati ritiri da quelle scomode situazioni, e in alcuni i casi il contribuente ci ha guadagnato invece di perdere. Ma è comprensibile che parte dell'opinione pubblica abbia avuto paura che questi interventi di soccorso avrebbero portato a far salire di un gradino la presenza dello Stato nell'economia. I famosi Tea party vedevano avanzare il socialismo... E il dibattito si è polarizzato, dipingendo da una parte Obama come un (improbabile) anti-capitalista, e, dall'altra parte, dipingendo i repubblicani come i difensori dei ricchi e gli affossatori dei poveri. Anche in Italia il dibattito, fino a non molto tempo fa, era molto polarizzato. La personalità di Silvio Berlusconi costituiva un grande polo d'attrazione per molti (una volta Umberto Eco disse: gli italiani non hanno bisogno di "padri della patria"; hanno bisogno di "zii della patria"...). Ma allo stesso tempo univa le opposizioni in un anti-berlusconismo che si preoccupava più dell'"anti" che delle cose da fare per il bene della patria. Ora con il Governo Monti questa polarizzazione non c'è più. E c'è da sperare che vi sia più spazio per il "bene della patria".

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