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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 08:03.
L'Italia non investe a sufficienza nella cooperazione: può (e deve) fare di più. L'appello arriva direttamente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal premier Mario Monti e dai ministri alla Cooperazione internazionale e agli Esteri, Andrea Riccardi e Giulio Terzi, che ieri sono intervenuti nella prima delle due giornate del Forum della cooperazione, al Piccolo Teatro di Milano.
I numeri relativi alla "lacuna" italiana sono stati ricordati subito da Napolitano e da Monti, all'apertura dei lavori del Forum. Il nostro Paese dedica al settore della cooperazione internazionale lo 0,19% del Prodotto interno lordo, ed è pertanto necessario, secondo il presidente della Repubblica, «arrivare al livello della media europea», che si attesta allo 0,7 per cento.
Sono state ricordate le cifre che caratterizzano il comparto. È stato il primo ministro a ricordare che «dal 2001 la cooperazione è cresciuta, sotto il profilo occupazionale, del 61%, ed è uno dei pochi settori dove le donne rappresentano il 52% della forza lavoro, mentre il 53% dei lavoratori ha meno di 40 anni».
Garanzie sull'impegno dello Stato sono arrivate dai ministri Riccardi e Terzi. Per il ministro alla Cooperazione Riccardi «il settore ha bisogno della mano pubblica, e non solo in termini finanziari, ma come regia delle varie iniziative», ma anche lui ha ricordato che «lo Stato deve investire di più nella cooperazione».
La situazione poco felice dei fondi dedicati al settore è stata infine esposta dal ministro degli Esteri Terzi, che ha sottolineato come dal 2007 a oggi i tagli abbiano superato l'80% (da 1,3 miliardi a 200 milioni), «a causa del difficile contesto economico». Eppure, dopo questo "mea culpa" generale, al Forum della cooperazione il mondo politico si è detto pronto a dare di più.
In che modo? Aumentando i fondi a disposizione, nella migliore delle ipotesi. E dando vita a un'agenzia della cooperazione di cui si parla da tempo e che dovrebbe nascere con la riforma della legge 49, che ha istituito la cooperazione allo sviluppo nel lontano 1987.
Questo il quadro finanziario. Le risorse attualmente a disposizione sono state fissate dal Documento economico e finanziario (Def) del 2012 per il triennio 2013-2015, ridimensionati dai tagli del Dl 95/2012 sulla spending rewiew. Nel Def è previsto un progressivo incremento su base annuale del 10 per cento. La decurtazione della spending rewiew per il 2013 prevede una riduzione pari a 1,3 milioni sul funzionamento e a 5,8 milioni sugli interventi.
Secondo le previsioni, per il 2013 la cooperazione italiana potrà contare su uno stanziamento di 174 milioni, a fronte dei 133 milioni del 2012. Di questi, 43,5 milioni saranno destinati al pagamento di contributi cosiddetti "obbligatori" agli organismi internazionali. Anche il prossimo anno le risorse saranno limitate. E si dovrà porre attenzione a nuove aree geopoliticamente in subbuglio, molte delle quali in Africa: «Il presidente del Mozambico ci ha chiesto di costruire due centrali elettriche, una nel Nord e una nel Centro-Sud del Mozambico», ha spiegato Paolo Scaroni, ad dell'Eni, il quale ha concluso che «alla radice del successo dell'Eni nel continente africano, dove siamo di gran lunga il principale produttore di idrocarburi, c'è la cooperazione allo sviluppo, oltre a un atteggiamento non invasivo».
Sul fronte dell'agenzia, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ieri ha inaugurato i lavori della due giorni del Forum, ha lanciato la proposta: «Che presto Milano diventi la sede del nuovo ente nazionale dedicato alla cooperazione, soprattutto in vista dell'Expo 2015 (che sarà dedicata all'alimentazione e all'agricoltura dei popoli, compresi quelli del terzo mondo, ndr)». Il legame tra Milano e la cooperazione è stato così indicato dal primo cittadino milanese: «È il capoluogo di un territorio dove sono attive più di 200 organizzazioni. Sono più di mille i progetti realizzati in 121 Paesi del mondo». Infine il contributo dell'Expo: «La manifestazione universale ha dato impulso alla cooperazione internazionale del Comune al cui impegno finanziario si è sommato quello di 14 istituti di credito e fondazioni bancarie. I progetti varati finora, legati ai temi Expo e non, sono 210, con un contributo finanziario del Comune pari a 7,2 milioni, a cui si sono sommati 6,6 milioni di contributi delle istituzioni bancarie, per un totale di 13,8 milioni».
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