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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2012 alle ore 08:31.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2012 alle ore 09:00.

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Fiorenzo Magni non è stato solo uno straordinario ciclista capace di competere con i miti di allora, Fausto Coppi e Gino Bartali, al punto da essere definito il terzo uomo in quel grande duello. Il suo è un Albo d'oro impressionante: tre Giri d'Italia (1948, '51, '55), tre Giri delle Fiandre (1949, '50, '51), tre campionati italiani (1951, '53, '54). Magni è stato soprattutto un formidabile innovatore del ciclismo, uomo di grande personalità e intraprendenza anche nella vita tanto da ottenere risultati lusinghieri come imprenditore.

Ho conosciuto Fiorenzo nel 1993 attraverso Ernesto Colnago per una vita a fianco del Leone delle Fiandre, il giovane meccanico e il grande campione. Colnago, distrutto dall'emozione, mi ricordava ieri alcuni episodi vissuti accanto a Magni. Nel Giro del 1955, vinto davanti a Coppi e Nencini, mi impressionò l'intelligenza tattica di Magni. Era un corridore completo, meno forte in salita di Coppi e Bartali, ma dotato di una grande visione della corsa. Da giovane appassionato di ciclismo seguivo il Giro e mi ricordo l'abilità con cui riuscì a prevalere su Gastone Nencini che indossava la maglia rosa, nella decisiva tappa da Trento a San Pellegrino. Magni sapeva dei tratti di sterrato a rischio foratura: servivano intelligenza, per cogliere il momento della fuga, e copertoni adatti alla strada dissestata; sferra l'attacco seguito da Coppi (che vincerà la tappa), sorprende Nencini che si lancia in una forsennata rincorsa (alla fine inutile) anche perché deve fare i conti con diverse forature. Il giovane Gastone, un emergente della carovana, rimedia 5 minuti di ritardo e consegna il Giro a Magni.

Sono tanti gli aneddoti che mi ha raccontato il fedele meccanico Ernesto, scelto quasi a sorpresa nel 1955 per salire sull'ammiraglia poco più che ventenne per la sua abilità di artigiano della bicicletta dimostrata in un allenamento verso Lecco. Tra i tanti episodi che rivelano il suo carattere deciso quello sulla salita del Penice: sotto una pioggia torrenziale Magni invoca l'aiuto dell'ammiraglia, tecnici e meccanici non rispondono perché, chiusi in auto, non sentono, Magni con un gesto di rabbia apre il tettuccio di tela e urla: «Se mi bagno io vi dovete bagnare anche voi». Magni campione e gentiluomo come quando a tavola raccomanda ai suoi ciclisti di rivolgersi sempre con un «per favore» ai camerieri oppure quando esorta i suoi con il motto: «Niente è impossibile, basta la serietà. Se c'è la serietà non bisogna avere paura di niente».

Magni non si ferma di fronte alle difficoltà come nel 1949 quando prende il treno (con il gregario Tino Ausenda) da Milano a Gand per partecipare al Giro delle Fiandre; da solo in treno, confuso tra gli operai italiani che vanno a lavorare in miniera, perché la squadra non ha i mezzi per la trasferta. Il giorno dopo trionfa sulle strade del Belgio; inizia il mito del Leone delle Fiandre. Proprio ricordandosi il suo passato, nel 1995 Magni ha voluto conoscere Johan Museeuw che, con i colori della Mapei, aveva trionfato nelle classiche del Nord. Fu un incontro simpatico tra i Leoni di due epoche così diverse.

Ma Fiorenzo è stato anche un grande innovatore del ciclismo riuscendo ad anticipare tendenze che si consolideranno in seguito. Fino alla metà degli anni 50 le squadre erano finanziate solo dalle aziende produttrici di biciclette (dalla Bianchi alla Legnano). Magni capisce che non potevano bastare se si voleva allargare l'interesse verso questo mondo ed è stato il primo corridore a trovare uno sponsor extra-settore e a convincere la Crema Nivea a mettere il proprio nome sulle magliette. Insomma un pioniere della moderna sponsorizzazione sportiva. Un'intraprendenza che ha consentito al ciclista Magni di diventare imprenditore e di aprire una concessionaria d'auto a Monza di notevoli dimensioni.

Mi resta un grande rammarico personale: non aver risposto al suo invito di visitare assieme il Museo del ciclismo al Ghisallo. Solo un mese fa, l'ultima volta che l'ho sentito, mi aveva rinnovato la richiesta di salire a vedere quel luogo simbolo per tutti gli appassionati che Magni aveva fortemente voluto e di cui era diventato l'anima. Purtroppo avevo ancora una volta rimandato la visita assieme al Leone delle Fiandre. Ora non potrò più farla.

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