Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 08:00.

My24

Una mostra bellissima quella aperta ieri al pian terreno di Palazzo Reale di Milano dedicata all'imperatore Costantino e al cosiddetto "Editto di Milano", un rescritto promulgato nel 313 dopo Cristo che sancì un principio a noi molto caro (e ancora purtroppo precario): quello della tolleranza religiosa. Curata da Gemma Sena Chiesa e Paolo Biscottini, promossa da Comune, Arcidiocesi e Università degli Studi di Milano, e sostenuta da Fondazione Bracco e Credito Valtellinese, la rassegna è un autentico spettacolo per gli occhi.

L'esposizione celebra i 1700 anni dell'emanazione dell'"Editto di Milano" da parte dell'imperatore romano d'Occidente Costantino e del suo omologo d'Oriente, Licinio. Con esso, il Cristianesimo, dopo secoli di persecuzioni, veniva dichiarato lecito e si inaugurava così un periodo di tolleranza religiosa e di grande innovazione politica e culturale. Attorno a questa eccezionale dichiarazione di tolleranza è costruito il percorso della mostra, articolato in sei sezioni che approfondiscono attraverso 200 oggetti d'archeologia e arte, le tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose del tempo. Si parte dalla "Mediolanum" romana, la capitale imperiale, e si va alla ricerca del "Palatium" dei Cesari, di cui - grazie a recenti studi - si sono comprese meglio le dimensioni e l'ubicazione. Buona parte dell'itinerario espositivo viene riservato alla rivoluzione politica e religiosa operata da Costantino dando fine alle persecuzioni contro i cristiani e ponendo sulle sue insegne militari la croce nella forma sintetica e crittografica del Krismon, un simbolo grafico che univa le due lettere iniziali greche del nome di Cristo.

Costantino adottò quest'emblema durante la battaglia di Ponte Milvio del 312, in cui sconfisse Massenzio che gli contendeva il titolo di Augusto d'Occidente. Il tempo della tolleranza religiosa, proclamata nel 313, si evidenzia attraverso la persistenza di diverse religioni nell'impero costantiniano e dei suoi successori: in mostra vediamo come le iconografie cristiane e pagane si mischiano in un libero sincretismo. Nelle sale vengono poi evidenziate le tre istituzioni protagoniste dell'età di Costantino: esercito, chiesa e corte imperiale. In particolare i ritratti che documentano i volti dell'imperatore, della corte, dei funzionari dell'esercito e della Chiesa. Ma sono presenti anche numerosi oggetti d'arte e di lusso, appartenuti a personaggi dell'élite dell'impero o destinati alle chiese. Tutti sono di inestimabile valore: gemme, cammei, argenterie, gioielli in oro ci parlano del fasto supremo che caratterizzava sia la vita della corte e che la devozione verso la Chiesa. La sezione finale è dedicata a Elena, la madre di Costantino, imperatrice e santa, alla quale spettò il ritrovamento delle reliquie della croce di Cristo a Gerusalemme. A questa straordinaria figura femminile è particolamente legata Diana Bracco, che, investe di Presidente della Fondazione Bracco, ha sostenuto questa mostra ed è intervenuta ieri alla sua inaugurazione. «Proprio a questa donna - ha spiegato - la nostra Fondazione ha voluto dedicare una monografia apposita, ricca di notizie storiche e di uno splendido apparato iconografico».

Shopping24

Dai nostri archivi