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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2012 alle ore 08:20.

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Se finora il centro di Milano aveva il Quadrilatero d'oro della moda e del glamour ora, a pochi passi di distanza, può sfoggiare il nuovo, magnifico Quadrilatero dell'arte. Con l'inaugurazione del Cantiere del '900 (foto), il percorso attraverso l'arte italiana della seconda metà del XX° secolo curato da Francesco Tedeschi, si completa infatti, e si salda fisicamente, l'itinerario tra primo '800 e ultimo '900 offerto dal grande quadrangolo delle Gallerie di Piazza Scala, aperte da Intesa Sanpaolo in quattro palazzi contigui acquisiti nel momento in cui incorporò la Comit.

Il Cantiere del '900 è ospitato in un palazzo imponente, progettato nei primi anni del '900 per la Banca Commerciale Italiana da Luca Beltrami e ora trasformato da Michele De Lucchi in una splendida sede espositiva. Prende forma così il polo milanese delle Gallerie d'Italia, realizzate dalla banca in alcune delle sue sedi storiche più prestigiose (oltre a Milano, Palazzo Leoni Montanari a Vicenza e Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, ma altre se ne aggiungeranno), da quando, ieri, sono state inaugurate da Giovanni Bazoli, presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, con il sottosegretario al MiBac Roberto Cecchi e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, le Gallerie di Piazza Scala si offrono nel loro assetto architettonico definitivo a poco meno di un anno dall'apertura delle collezioni dell'Ottocento, ordinate da Fernando Mazzocca nei palazzi più antichi, affacciati su via Manzoni e via Morone (il neoclassico Palazzo Anguissola e i palazzi Antona Traversi e Brentani Greppi, di poco posteriori).

Da oggi in poi milanesi e turisti avranno dunque a disposizione un nuovo, grande museo (gratuito), splendido per le sue collezioni non meno che per gli edifici storici che le ospitano (in singolare consonanza cronologica, poi, con le opere esposte) e affacciato su piazza Scala, luogo dal forte valore simbolico, dal momento che riunisce il Teatro alla Scala e Palazzo Marino, sede del Comune, e, attraverso la Galleria, apre una prospettiva sul Duomo e la sua piazza. Non solo: le nuove Gallerie sono poste esattamente a metà del nostro (mezzo) Miglio dei Musei, gli 850 metri che dalla Pinacoteca di Brera giungono alla Scala e di qui al polo formato da Palazzo Reale e dal Museo del '900 in piazza Duomo.
Una Via dell'arte, come l'ha definita l'assessore milanese alla Cultura Stefano Boeri, acceso promotore di questo progetto, che permette di ripercorrere al meglio l'arte italiana dal '400 all'ultimo '900: «Nulla da invidiare all'Isola dei Musei di Berlino o al polo londinese del V&A Museum e dei due musei scientifici».

Se la città attraverso i suoi amministratori mostrava il suo compiacimento per questa nuova gemma che va ad aggiungersi ai bellissimi musei che si aprono nel centro di Milano (dal Poldi Pezzoli al Castello Sforzesco, alla Gam e molti altri ancora), Giovanni Bazoli, quasi commosso, manifestava tutta la sua soddisfazione per l'impegno di Intesa Sanpaolo nei confronti della cultura: «Un impegno, condiviso da tutti gli azionisti, che sentiamo come un dovere.
Considerarsi debitori verso chi ci ha preceduti è infatti un dovere di tutti gli italiani ma soprattutto di chi ha responsabilità in aziende che producono utili. E lo è tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo. L'Italia deve infatti ritrovare la fiducia in se stessa: l'unico modo per farlo è credere nella propria storia, nella propria lingua, nella necessità di rispettare e rivitalizzare la propria identità, pur nell'apertura a tutte le nuove conoscenze».

Ecco allora che i saloni opulenti di marmi e stucchi della ex Banca Commerciale Italiana (un vero tempio del potere economico di Milano tra '800 e '900) sono stati trasformati da Michele De Lucchi in luminosi spazi espositivi che ospitano ora una selezione di 189 delle 3.000 opere del '900 di proprietà di Intesa Sanpaolo, compiuta da Francesco Tedeschi, che da anni sovraintende alla catalogazione, con un taglio non tanto storicistico quanto critico.
L'intento è quello di evidenziare la ricchezza e la pluralità dei linguaggi artistici sviluppati tra il 1950 e il 1990 dai nostri artisti più sperimentali; quelli capaci di dialogare da pari a pari -quando non da maestri- con il resto d'Europa. Dodici le sezioni, dall'Informale alle "Prospettive di fine '900", in cui scorrono capolavori della nostra arte del secondo '900 (mozzafiato la sala di Fontana, ma non solo la sua: ci sono infatti opere magnifiche di Burri, Afro, Vedova, Capogrossi, Piero Manzoni, Castellani, Consagra, Novelli, Rotella, dei maestri dell'Arte Povera, giù fino agli ultimi anni '90, tutte pubblicate nel catalogo Skira) riuniti in un percorso illuminante e pausati dai grandi saloni che ospitano sole sculture. Due, poi, gli "affondi", uno dei quali (L'ora italiana di Emilio Isgrò) emozionante rievocazione della strage di Bologna del 1980, va "scoperto" dietro una tenda, dedicandogli tutto il tempo e la partecipazione che merita.

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