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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2012 alle ore 07:51.
L'ultima modifica è del 01 novembre 2012 alle ore 08:07.

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In otto anni di gestione Marchionne al Lingotto, Fiat ha presentato otto piani di prodotto, di investimento e/o finanziari; quasi sempre in maniera dettagliata, spesso estremamente dettagliata. In principio fu Balocco, nel 2004: Sergio Marchionne era al volante di Fiat da meno di due mesi.

Poi sono venuti il Lingotto "uno" (2006) e "due" (2010) e la presentazione di due giorni fa agli analisti; il tutto inframmezzato da incontri formali con Governo e organizzazioni sindacali (uno nel 2005, uno nel 2007 e addirittura due nel 2009).

Fiat ha quasi sempre centrato i target finanziari, anche se ha raramente investito quanto promesso e quasi mai rispettato i piani prodotti. Quello mostrato al Governo nel 2007 a Roma conteneva per il 2008-2010 17 modelli nuovi, di cui (complice la crisi) 7 sono stati poi cancellati. I progetti di espansione all'estero hanno visto finora i ritardi maggiori: dalle difficoltà con i partner in Cina, Russia e India alle esitazioni nel promuovere il marchio Alfa Romeo, che è stato oggetto di numerosi piani di rilancio con obiettivi di vendite fino a 500mila auto l'anno, ma non ha mai superato le 160mila.

Tanto Marchionne è stato abile nello sfruttare al volo le occasioni impreviste (Chrysler in testa), insomma, tanto poco è riuscito a rispettare i piani. La crisi del mercato dell'auto, che ha colpito due volte il mercato europeo, ha naturalmente una grossa parte di responsabilità. I piani del 2006 sono stati "ritarati" nel 2010 e quelli del 2010 sono stati ricorretti due giorni fa, prendendo la stessa linea di crescita e spostandola verso il basso. Quando però l'obiettivo di vendite di gruppo per il 2014 viene abbassato – come è successo martedì – da 6 milioni di auto a 4,5-4,8 (tagliando cioè almeno 1,2 milioni di vetture), invocare la crisi non basta.

Anche i piani produttivi sono a volte cambiati in modo repentino. Nel dicembre 2009 Marchionne presentò a Governo e sindacati un progetto per rilanciare la produzione di auto in Italia: crescita dei volumi a 900mila unità dalle 650mila del 2009 (con la Panda a Pomigliano). Meno di sei mesi dopo, al Lingotto "due", l'obiettivo sale di mezzo milione di auto a 1,4 milioni: il piano Fabbrica Italia e il previsto boom di investimenti dovrebbero innescare un boom di vendite. Tra polemiche sindacali e crollo del mercato, gli investimenti in Italia hanno subito una brusca frenata e la produzione di auto l'anno scorso è scesa sotto le 500mila unità; Fabbrica Italia è poi stato cancellato.

I programmi sono cambiati spesso anche tra un piano e l'altro. Prendiamo il caso di Mirafiori: sulla base del piano presentato al Lingotto nell'aprile 2010 la fabbrica torinese avrebbe dovuto produrre la 500L (che esce ora dalla linea di montaggio in Serbia); l'annuncio dello spostamento fu dato da Marchionne a luglio. Per Mirafiori i programmi sono poi diventati: berline e SUV con i marchi Alfa Romeo e Jeep (fine 2010); due SUV piccoli per Fiat e Jeep (fine 2011); vetture di alta gamma Alfa Romeo e Maserati (fine 2012). Di quest'ultimo non sono stati comunicati i tempi; per ora gli investimenti sono fermi ed è rimasta solo la produzione dell'Alfa Romeo Mito, in poche decine di migliaia di unità l'anno.

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