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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2012 alle ore 10:29.

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Dal fondo della storia americana del Novecento, tornano ad agitarsi due miti, l'american dream e l'affluent society di ceto medio. È Obama a ridestarli nel suoi discorsi, prima e dopo la vittoria. Egli stesso è un testimonial dell'american dream, della possibilità di ogni americano di potercela fare a scalare anche le vette del sogno.

Obama è anche testimonianza dello sforzo di generazioni partite dal "nulla" e oggi coronato dal successo. Il ceto medio era il frutto della democrazia di mercato americana: il benessere, la società affluente come forma principale d'integrazione sociale e d'istituzionalizzazione della vita americana; lavoro e imprenditorialità, consumo e consenso, ceto medio. Quando quest'architrave della stabilità sociale e della democrazia soffre e si sfarina, come avvenuto negli States e in diversi paesi europei negli ultimi vent'anni, è sintomo di disuguaglianze sociali in forte aumento, con forti tensioni, tra i ceti medi, di scivolamento verso il basso (mobilità sociale negativa) accoppiate a più modesti fenomeni di trazioni verso l'alto della piramide sociale. Quando la stratificazione sociale riprende una forma piramidale, come in questi anni di crisi economica, il ceto medio in bolletta si moltiplica, lasciandosi alle spalle la vecchia forma "a cipolla", indicatore della presenza di un vasto ceto medio. Tuttavia, la crisi dei ceti medi, in particolare nel caso americano è stata aggravata, ma non è causata dalla crisi. Piuttosto essa emerge con l'insorgenza del turbocapitalismo a trazione finanziaria, negli anni Novanta.

Questo ha tentato invano di sostenere una sorta di finanziarizzazione del ceto medio, cioè di compensare le relativamente più basse retribuzioni (rispetto agli anni Sessanta e Settanta) dei ceti medi mediante credito al consumo, mutui per tutti i desideri e investimenti "miracolosi" in borsa e finanza. Sappiamo che quel tentativo non solo è fallito, ma ha ulteriormente minato il campo in vista della crisi finanziaria. Obama, oggi, allunga lo sguardo e lancia la sfida della ricostruzione di un nuovo ceto medio americano. E' anche un messaggio a tutto l'Occidente, la cui capacità di visione appare a dir poco appannata da questa grande crisi prolungata, a ricreare un'economia e anche una società efficiente, con un suo ordine fondato sul ceto medio. C'è da chiedersi se in Europa sia così avvertita la crisi del ceto medio come negli Usa: i programmi dei partiti ne fanno riferimento, ma non come mezzo e tema nodali del nuovo ordine sociale che uscirà dalla crisi.

E' vero che la società di ceto medio, in Europa è nata come progetto dei vari stati nazionali. In Italia, Pizzorno aveva indicato nei meccanismi del consenso la matrice di gran arte del nostro ceto medio (l'impiego pubblico, il mercato delle licenze, eccetera). I ceti medi italiani, ma non troppo diversamente da quelli francesi e tedeschi, sono stati prodotti più da un capitalismo politico che dal capitalismo di mercato, come nei paesi angloamericani. Conferma ne è che i ceti medi, simbolo di democrazia e stabilità nell'Europa dell'ultimo quarto del Novecento, hanno denotato una sorta di status medio di cittadinanza. Nel frattempo, il ceto medio produttivo è per fortuna aumentato anche in Italia e in Europa, grazie al maggior valore del brain power , tipico del ceto medio, per l'economia contemporanea. Le condizioni di vita dei ceti medi sono però notevolmente peggiorate, in modo trasversale tra piccoli e medi imprenditori, professionisti, collaboratori e dipendenti. Il messaggio di Obama fa riflettere anche ascoltandolo da questa sponda dell'Atlantico, mare nostrum, d'Occidente.

Tuttavia, le classi dirigenti nazionali europee non sembrano dotate di capacità visionaria e reattiva. Nel Vecchio Continente, i cui i ritardi di modernità sono stati spiegati con la vischiosa forza della vecchia aristocrazia a lungo padrona degli stati nazionali, le nuove idee non mancano, ma come sosteneva Keynes, quelle vecchie sono semplicemente più forti. Ripristinare il sogno del ceto medio significa non solo dare ossigeno agli strati sociali intermedi con uno stato più efficiente e con bilanci in sicurezza, con attività bancarie finanziarie attente ad un progetto di sviluppo e di crescita del paese e con un fisco meno gravoso sul lavoro. Il problema è anche inventarsi i ceti medi del XXI secolo, nell'epoca del l'uomo flessibile e dei confini sociali mobili.

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