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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 13 novembre 2012 alle ore 09:04.

È noto che nel calcio giocare per il pareggio spesso è pericoloso. Se prendi un gol negli ultimi minuti, poi è difficile rimontare e rischi di perdere la partita. Ma anche in economia il pareggio non basta e forse sarebbe ora che l'Italia inizi a giocare di più all'attacco. Proprio perché Monti ha riportato credibilità al nostro Paese sul piano internazionale, egli oggi può reimpostare la nostra tattica di gioco imponendola agli altri.

Quel che occorre fare.
Monti ha tempo solo pochi mesi, prima degli esiti elettorali incerti che sono all'orizzonte, per convincere i mercati, la Ue e Angela Merkel che troppa austerità fa male all'Italia (ed anche all'economia tedesca, visto che nei primi 8 mesi del 2012 gli italiani hanno importato dalla Germania 1,6 miliardi di euro in meno di autovetture). Monti può rinegoziare con la Ue una strategia fiscale per l'Italia che, pur mantenendosi sempre rigorosa e anzi diventando più capace di aggredire la spesa e gli sprechi di quanto non sia stato fatto sinora, sia un po' meno recessiva nel breve termine e meno infarcita di tasse. I risultati di bilancio del nostro Paese parlano chiaro: sono ottimi. Ma quelli economici, purtroppo, sono molto negativi. Se i secondi non migliorano rapidamente rischiano di mettere a repentaglio i primi. Con il paradosso che il pareggio ci farà perdere la partita. A quel punto dovremo ricominciare a fare altri sacrifici per abbattere il livello del debito/Pil anche se il nostro debito da tempo sta crescendo monetariamente assai di meno dei debiti degli altri Paesi.

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