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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2012 alle ore 06:40.

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La nuova Cina resterà un osso duro per la Ue nel commercio



Il partito comunista cinese ha chiuso il congresso con l'elezione nel comitato centrale del successore di Hu Jintao e del suo vice Li Keqiang. Xi Jinping, destinato a essere eletto segretario generale del partito al posto di Hu Jintao, e il suo vice Li Keqiang porteranno la Cina nel nuovo decennio: sono - visto il loro profilo internazionale - due personaggi in grado di capire l'Europa e di sedersi a un tavolo per migliorare i rapporti commerciali fra Cina e Unione Europea?
Mario De Angelis
Milano
Gentile De Angelis, per quel poco che conosco la Cina ho l'impressione, indipendentemente dai leader che la governano, che non si preoccupi tanto di capire l'Europa o chicchessia ma che al contrario lasci agli altri il compito (difficilissimo) di imparare a capirla. Detto questo, la Cina è da sempre affascinata dall'Europa, dalla sua cultura, dal suo know-how e, ovviamente, dalle sue imprese e dal suo mercato. Di più ritiene, da un più generale punto di vista strategico, che la carta europea possa esserle multo utile da giocare nell'incontro-scontro con gli Stati Uniti. Penso che su questo fronte la nuova leadership cinese si muoverà nel senso della continuità. Che per Pechino significa anche avere a che fare con un'Europa e un euro sempre più integrati e responsabili. Sul commercio resterà di sicuro un osso duro.
Dalla scuola al lavoro
All'Itc Piero Sraffa di Milano abbiamo annodato un filo forte fra scuola e lavoro. Lo scorso anno scolastico, l'Itc è stato scelto da tre soggetti esterni (Ubs, Sodalitas e Aistp, Associazione italiana per lo sviluppo e l'accompagnamento professionale), per sviluppare il progetto "Orientamento alle scelte e alle competenze individuali idonee alle aspettative del mondo del lavoro". Il percorso si è articolato tra il quarto e il quinto anno del corso di studi. I ragazzi sono stati seguiti da 13 mentori (8 Ubs e 5 Sodalitas/Aistp), in un iter in cui sono stati individuati punti di forza e debolezza dei partecipanti. Al termine dell'anno, gli studenti hanno effettuato uno stage in aziende diverse: i risultati son stati positivi. Soprattutto grazie ai mentori. A stage concluso, in ottobre, è stato organizzato un corso di orientamento di 32 ore da parte di Ubs, Sodalitas e Aistp, per far conoscere il sistema di relazioni nell'impresa e le strade per l'ingresso nel mondo del lavoro. La ricaduta degli incontri è stata verificata dalla simulazione di un secondo colloquio, con esiti soddisfacenti, dimostrando la crescita da parte degli studenti a livello relazionale e a livello di consapevolezza di sé, delle proprie attitudini e delle proprie aspirazioni. Così, anche noi insegnanti siamo consapevoli di dare ai ragazzi strumenti veri, spendibili per affrontare il mercato del lavoro in cui entrare è sempre più complicato.
Clara Navone
Milano
Le colpe della politica
Il ministro Fabrizio Barca e il ministro Corrado Passera hanno lasciato in elicottero il Sulcis davanti alla protesta degli operai. Il ministro ha dichiarato: «Queste proteste ingovernabili nascono dall'assenza dei partiti». Non credo sia così, queste proteste ingovernabili nascono dall'inefficienza dei partiti. Stiamo arrivando al redde rationem di questa classe politica asservita, da quarant'anni, a poltrone e privilegi. Il politichese della casta in tv non incanta più e l'aria mefitica che avvolge il Paese si respira ovunque.
Gianni Manfredini
Gattinara (VC)
Non dite guerra
Prima di usare certi termini il premier Mario Monti farebbe bene a pensarci due volte. Alcuni giorni fa ha detto di essere in guerra contro l'evasione. Giusta causa, certo, per recuperare risorse da destinare alla ripartenza dell'economia. Chi ha scatenato la guerra nelle strade italiane in questi giorni sta rispondendo con gli stessi sistemi contro chi è convinto che siamo tutti disposti a sopportare ogni decisione tendente a sopprimere una generazione senza opporre alcuna resistenza. Dichiarare guerra è sempre molto pericoloso, meglio mettersi a un tavolo, dividere gli oneri e i sacrifici e provare a ripartire insieme. Solo così possiamo sperare di ridare un futuro ai giovani under 30 che oggi ne vedono così poco.
A.Z.

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