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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2012 alle ore 06:45.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2012 alle ore 07:33.

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Se pericoli incombenti sulla salute culturale del Paese hanno consigliato di convocare gli Stati generali della Cultura, nel corso dei lavori sono emerse promettenti opportunità da mettere a fuoco. A condizione che nei settori culturali e creativi si crei un ambiente favorevole allo sviluppo di un innovativo humus imprenditoriale. La cultura italiana, sia nelle discipline scientifiche che in quelle umanistiche, difetta di accademici, ricercatori, laureati e studenti che traducano in start-up i loro studi e progetti. Ciò che invece avviene sempre più frequentemente tra scienziati e umanisti dei Paesi scandinavi e anglosassoni. Il deficit d'imprenditorialità intellettuale è preoccupante per un duplice ordine di ragioni. Da un lato, è una barriera all'ingresso di investimenti esteri a notevole contenuto intellettuale. Per altro verso, quel deficit deprime il moltiplicatore culturale dell'economia che per essere sostenibile va alimentato anche con investimenti imprenditoriali in cultura. Altrimenti, se poggiasse solo sulle fondamenta della spesa pubblica e delle donazioni private, in assenza di fondi tipo il crowdfunding, sarebbe una vampata di calore che si estinguerebbe presto.

Sul come procedere, non abbiamo da copiare le esperienze da altri già maturate. Apprenderne le lezioni, sì. La Finlandia è una buona palestra di apprendimento, essendo lì in uno stadio avanzato la transizione dalla società industriale all'economia creativa. Insieme all'Olanda all'Islanda e alla Svezia, è il Paese che, secondo l'Eurostat, detiene il primato europeo della maggiore incidenza dell'occupazione culturale sul totale degli occupati. Con l'economia si muove di pari passo la politica. I ministeri dell'occupazione, dell'economia, dell'istruzione e della cultura hanno operato congiuntamente per la creazione nel gennaio del 2010 della Aalto University. Il nome del famoso architetto, designer e accademico Alvar Aalto (1898-1976) è servito da catalizzatore per generare energia culturale e imprenditoriale dalla fusione tra l'Università tecnologica, la Scuola di scienze economiche e l'Università di arte e design di Helsinki. È così nata una comunità all'incrocio tra scienza e arte che, dotata di un Centro per l'imprenditorialità, produce storie imprenditoriali di successo.

Per creare un circolo virtuoso tra i giacimenti culturali e i loro sbocchi imprenditoriali, l'operazione Aalto dimostra quanto sia importante l'approccio ibrido, intersettoriale, sia nelle pubbliche amministrazioni che negli ambienti universitari. La lezione finlandese, tuttavia, non finisce qui. Un Paese con industrie culturali e creative ad alto tenore di crescita è una calamita che attira quegli investimenti esteri in grado di sostenerle lungo un cammino impervio verso il successo. Esse, infatti, hanno da fronteggiare l'incertezza della domanda di un prodotto culturale e creativo per il quale non si conosce in anticipo la reazione e che non è detto che sia facilmente comprensibile. È così che nel 2010, in congiunzione con la nascita della Aalto University, nella città di Oulu Intel apre insieme alla Nokia un laboratorio tecnologico che soddisfa almeno due dei requisiti fondamentali di un'economia culturale e creativa: gli investimenti in istruzione e la tecnologia. Competenze, prodotti e servizi culturali e creativi - sostengono gli esperti finlandesi - per evolvere esigono un ambiente che li possa nutrire. E due fattori nutrienti sono, appunto, l'istruzione e le tecnologie della digitalizzazione con ampio accesso a Internet. Essi forniscono gli sbocchi funzionali per trasferire know-how e contenuti che alimentano le start-up culturali e creative.

Cultura e creatività trascendendo i confini nazionali mettono in moto una vasta circolazione dei talenti. La fuga dei cervelli cede il passo a un nomadismo che è fonte di start-up internazionali capaci di abbattere frontiere geografiche e culturali. Ciò si realizzerà anche in Italia, coltivando innovazioni endogene al pari della Aalto University, e con l'attrazione dall'estero di investimenti a elevata densità intellettuale e forte potenziale tecnologico, come il laboratorio Intel-Nokia.

piero.formica@gmail.com

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