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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2012 alle ore 06:39.

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Caro Gentili,
una volta si facevano i ''congressi del partito'' e in quella sede i delegati dagli iscritti designavano il loro leader, era il segretario che in caso di vittoria alle elezioni era destinato in genere a primo ministro. Poi è arrivata l'era delle coalizioni elettorali blindate, ed allora è nata l'esigenza delle primarie: infatti, in caso di vittoria, chi sarebbe stato il Primo ministro? Il leader di quale partito della coalizione? Un sistema elettorale vergognoso ha fatalmente generato un sistema preelettorale imperfetto, senza garanzia di oggettività necessaria per una scelta così importante. Ed allora perché tutto questo rumore sulle primarie? Sono solo un tentativo di riallacciare un rapporto con i cittadini confessando così il fallimento dei partiti. Le primarie delegittimano ancora una volta i partiti: è una forma abortiva della democrazia diretta . Il valore del partito quale ente intermediario tra l'elettore e gli eletti è definitivamente sparito. E poi questa corsa alle primarie oggi significa che i partiti non hanno alcuna voglia di cambiare il ''porcellum''o pensano ancora ad un sistema elettorale con coalizioni pre-stabilite meritevoli del premio di maggioranza.
Francesco Degni
Caro Degni, sì è vero, "una volta", come scrive lei, si facevano i congressi dei partiti. Ma era un'altra epoca, quella. Era il tempo in cui ogni giornale inviava la sua squadra di punta per seguirli dal vivo. Giampaolo Pansa, grande inviato e scrittore, lavorava dalla tribuna riservata alla stampa con un binocolo e il taccuino. Inventò lui, per la Democrazia Cristiana, la definizione "Balena bianca". Oggi balene, di qualunque colore, non se ne vedono. Il sistema dei partiti, già azzoppato nel 1992-1993 e faticosamente riemerso (tra notevoli cambiamenti) successivamente, è a terra, stroncato dai suoi stessi errori e con un deficit di credibilità che non ha precedenti. Di sicuro il passato non torna, il presente è pieno di incognite ed il futuro anche prossimo (ad esempio le elezioni del 2013) è oggi largamente imprevedibile. Sono d'accordo sul fatto che questo sistema elettorale sarebbe da cambiare. Non credo invece che le primarie siano inutili o addirittura dannose. In un sistema dei partiti oggettivamente destrutturato le primarie - certo non prive di difetti- sono uno strumento «anche un po' improvvisato ma il più democratico per la selezione della classe dirigente» (copyright Romano Prodi). Non sarà molto ma è quello, come si dice, che passa oggi il convento.
twitter@guidogentili1
Un ponte impresa-università
Sono la mamma di una studentessa che frequenta il 1°anno di specializzazione "management per l'impresa" all'università Cattolica di Milano e ho letto con interesse sul Sole 24 Ore di martedì scorso l'articolo di Piero Formica sul "caso Finlandia". L'interscambio tra Impresa e mondo universitario è una prerogativa necessaria per tendere la mano ai tanti giovani in cerca di lavoro. L'autore ha chiuso l'articolo con la certezza che «ciò si realizzerà anche in Italia, coltivando innovazioni endogene al pari della Aalto University, e con l'attrazione dall'estero di investimenti a elevata densità intellettuale a forte potenziale tecnologico, come il laboratorio Intel-Nokia». Voglio davvero credere in ciò che ha scritto, ma, credetemi, mi riesce davvero difficile in questo momento politico-economico così complicato che l'Italia sta attraversando. Chiederei all'autore: cosa le fa credere che ciò che ha scritto si verifichera? E dove e come?
Giovanna Turco
Ostuni
La verità sui ricongiungimenti
Condivido pienamente l'articolo di Luigi Guiso apparso sul Sole di lunedì scorso. In Italia c'è una profonda ignoranza “previdenziale”: la maggior parte dei lavoratori crede ancora che otterrà una pensione pari all'80% dell'ultimo stipendio (anziché il 20-30%), e la quasi totalità che il ricongiungimento di vari spezzoni previdenziali pubblici e privati (c.d. totalizzazione) sia gratuita, mentre è cronaca che diversi pensionandi si sono visti richiedere dall'Inps somme sbalorditive per andare in pensione (anche centinaia di migliaia di euro). Il Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale ha l'obbligo (morale, prima di tutto) di informare gli italiani dello stato dell'arte, perché non possiamo vivere con questa incertezza (quanto avrò di pensione? Me la daranno o dovrò pagare somme ulteriori per andarci?), ed avere come unica certezza l'ammontare dei contributi da pagare puntualmente ad ogni scadenza… e che signori contributi!
Domenico Lanuto
Bologna




Quando la politica è in crisi non ci restano che le Primarie

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