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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2012 alle ore 07:58.
Troppe discariche, poco riciclo. Mentre nel resto d'Europa (con l'eccezione di Portogallo e Grecia) il recupero dei rifiuti urbani è un business in continua espansione, l'Italia smaltisce in discarica il 49% dei suoi rifiuti urbani (oltre 15 milioni di tonnellate), rispetto a una media europea del 30% e questo sollecita un'attenta riflessione.
La media nazionale, già molto alta, non è sufficiente da sola a fornire un quadro della situazione: secondo il rapporto «L'Italia del riciclo», che verrà presentato questa mattina a Roma, smaltiscono in discarica più del 50% dei rifiuti urbani almeno nove regioni, con Sicilia, Basilicata e Molise che superano l'80 per cento.
Per Corrado Scapino, presidente di Fisa Unire (l'associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti), l'arma migliore per sconfiggere la discarica è rendere appetibile il mercato del riciclo. Attualmente, in Italia, solo il 33% dei rifiuti urbani viene recuperato: la media Ue è del 42 per cento. C'è spazio per migliorare. E anche per risparmiare, visto che dalla cattiva gestione italiana del ciclo dei rifiuti deriva il record delle procedure d'infrazione. In Italia sono 102 le discariche non conformi alle direttive europee e che dovrebbero di essere chiuse (ma non lo sono).
Quindi è assolutamente necessario potenziare la raccolta differenziata.
Non riciclare non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di condanne pecuniarie a carico degli Stati membri dell'Unione europea per mancato adeguamento alle normative sulle discariche.
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