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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 07:56.
L'ultima modifica è del 16 dicembre 2012 alle ore 15:17.

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La crisi dell'editoria ha nemici di cui non si sentiva il bisogno. Si chiamano "edicole pirata" i nuovi rivali dei publisher: siti, app e piattaforme online che permettono di scaricare gratuitamente i giornali in Pdf.

Come già successo per la musica e i film, il fenomeno si sta allargando anche a quotidiani e libri (ebook compresi), mentre qualche voce richiama, a sproposito, principi come la libertà della rete in relazione a quelli che si configurano come semplici reati, ricettazione inclusa.
Questo fenomeno implica due criticità. La prima porta a chiarire che chi mette online materiale protetto dal diritto d'autore non lo fa, di solito, per rivendicare un qualche alto principio libertario ma per farci dei soldi attraverso la raccolta pubblicitaria online. Che è un paradosso, anzi una violazione della legge, se si pensa che questi prodotti hanno un costo industriale e implicano posti di lavoro. Si "rubano" contenuti tutelati dal copyright, ai quali ha lavorato qualcun altro, e ci si fa sopra pure un business.

Il secondo punto, però, tocca gli editori. Che non hanno alternative a una veloce riconversione del loro modello di business verso una monetizzazione del digitale. Come fare? In ambito Fieg ci si sta già pensando ma si potrebbe accelerare il piano di lavoro di una vera e propria edicola virtuale, magari sotto forma di app, da leggere sui tablet, una delle poche piattaforme sulle quale gli utenti non trovano "scandaloso" sborsare qualche centesimo. In Francia una app come lekiosk, che si presenta graficamente come un vero chiosco digitale, permette di sottoscrivere abbonamenti da dieci euro al mese per dieci riviste.

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