Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2012 alle ore 08:02.
L'ultima modifica è del 22 dicembre 2012 alle ore 09:55.

My24

Un grande successo per l'avvocatura. Per il Paese si vedrà. Il Senato ha votato sul filo di lana la riforma dell'ordinamento forense. Non ha invece ritenuto necessaria, o forse opportuna (si sa, la campagna elettorale è alle porte), la legge sulle misure alternative al carcere, per la quale molto si era spesa il ministro Paola Severino. La riforma era attesa da decenni, ma non è detto che tutto questo tempo abbia prodotto un risultato di qualità.

Il nuovo ordinamento infatti rappresenta un arretramento rispetto alla già non troppo coraggiosa riforma delle professioni varata in estate dal ministro della Giustizia, Paola Severino. Sulle società, per esempio, si sancisce in maniera esplicita il divieto all'ingresso dei soci di capitale. Come pure sulla fisionomia dei compensi, l'obbligo di preventivo viene a essere notevolmente mitigato (solo on demand), come pure ritorna una forma, sia pure attenuata, del divieto del patto di quota lite o un utilizzo discutibile dei parametri.

La consulenza resta, poi, un'attività di massima riservata agli avvocati, con un paio di (doverose) eccezioni. Lo stesso trattamento dei praticanti poteva essere più coraggioso, come più ardito poteva essere l'intervento per rendere meno domestica la giustizia disciplinare. A mancare, Severino ci aveva provato, sono anche norme sull'accesso in grado di affrontare la realtà di una categoria che si avvicna ai 250mila iscritti all'albo.

Che si tratti di una legge che nasce in parte già vecchia e superata sono poi alcune delle stesse associazioni forensi. Di certo, però, almeno sul piano politico, l'avere strappato la riforma nelle ore che precedono lo scioglimento delle Camere costituisce un successo per la diarchia che ha governato l'avvocatura in questo scorcio. Il Cnf, soprattutto, che molto si è speso con il suo presidente Guido Alpa e, in parte, anche per l'Oua, che proprio ieri ha visto uscire di scena (per ora?) Maurizio de Tilla. Per una volta hanno marciato separati per colpire uniti, contando su un'abbondante spinta parlamentare (contraria ieri in aula solo la sparuta pattuglia radicale) e, alla prova dei fatti, sulla scarsa incisività degli spesso impropriamente evocati "poteri forti".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi