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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 07:46.

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Quanto l'Italia potrà crescere dipenderà dalle scelte dell'Europa. Superato il picco dell'instabilità finanziaria, ora è questione di economia reale, di quel che verrà fatto per rafforzare l'integrazione del mercato unico e il suo interfaccia con il resto del mondo. La casa nazionale dovrà essere rimessa in ordine per uscire dalla recessione. E le nostre riforme strutturali saranno essenziali per raggiungere i partner continentali.

Ma il trend di lungo periodo lo determinerà l'Unione nel suo complesso.
Due cantieri che iniziano a prender forma offrono ottimi spunti per riflettere sulla via europea alla crescita. Il primo è il mercato unico delle telecomunicazioni; il secondo è l'accordo di libero scambio transatlantico.
Il mercato delle tlc è frammentato a livello nazionale: regolatori e infrastrutture diversi. Il che implica costi elevati per i consumatori, pensate alle maledette tariffe di roaming che affliggono la bolletta di chi si muove da un paese all'altro. E costi elevati per le imprese, che operano in mercati troppo piccoli per ammortizzare i costi fissi. Per queste ultime la soluzione potrebbe anche essere nazionale: fusioni e acquisizioni, riduzione della concorrenza e aumento dei margini. Ma allora i poveri consumatori si troverebbero una bolletta tipo roaming anche sul territorio nazionale.

Questa ipotesi non piace a Joaquin Almunia, il Commissario Ue alla Concorrenza. Non c'è infatti soluzione nazionale che possa allo stesso tempo essere di beneficio a consumatori e imprese. Così, ha convocato i capi delle principali aziende di tlc europee per iniziare a riflettere su come unire i mercati. Per farlo sarà anche necessario unire infrastrutture e regole. Il processo non è semplice, visto che la rete è di proprietà delle imprese, che gli impianti gravano su territori specifici e che i regolatori difendono le loro prerogative. Difficile, ma è l'unica strada possibile per far convergere gli interessi di consumatori e imprese. Pensate, niente più roaming, un'unica e magnifica Sim europea con piani tariffari comuni. E le imprese potrebbero fondersi, ammortizzare i costi fissi senza ridurre la concorrenza. Oggi sul mercato europeo ci sono oltre 1200 operatori di telefonia fissa e 100 network di telefonia mobile. E proprio su questa ipotesi ieri le borse hanno premiato i titoli dei principali gruppi telefonici, per quanto questi abbiano poi minimizzato la portata di un possibile accordo.

Ma proprio perché le imprese hanno bisogno di grandi mercati, anche l'europeo può non essere sufficiente. Cambiando settore, pensate alla possibilità di produrre automobili in Italia per esportarle negli Usa. Per questo il secondo cantiere, quello transatlantico, la prospettiva di un accordo di libero scambio tra Ue e Usa, è anche essenziale. Secondo il Financial Times è possibile che un gruppo di lavoro ad alto livello, presieduto dal Commissario per il commercio europeo (Karel De Gucht) e dal Segretario per il commercio americano (Ron Kirk) concluda i propri lavori a fine mese raccomandando l'apertura di un negoziato formale.
Per quanto il peso dei paesi emergenti sia aumentato molto nel commercio europeo, gli Usa rimangono un partner fondamentale per il Vecchio continente. L'economia transatlantica rappresenta il 54% del Pil mondiale, circa il 30% del commercio internazionale e quasi il 70% dello stock di investimenti diretti esteri. I dazi tra le due aree sono relativamente bassi per molti beni manufatti, ma raggiungono dei picchi elevati per alcuni prodotti. Inoltre le differenze negli standard e nelle regole sono barriere spesso insormontabili per le piccole imprese.

Data l'enormità del volume complessivo degli scambi (circa 700 miliardi di euro all'anno), i benefici di una riduzione delle barriere sarebbero immensi. I vantaggi per la competitività sarebbero immediati, soprattutto considerando che il 61% delle esportazioni dall'Europa verso gli Stati Uniti e oltre un terzo di quelle dall'America verso la Ue sono intra-impresa, ossia scambi tra unità diverse di una stessa azienda. La Commissione stima che l'accordo determinerebbe una crescita del Pil Ue di oltre 120 miliardi di euro, o lo 0,52% del Pil. Ma chiudere il negoziato non sarà facile se prevarranno gli interessi di parte. L'ultimo tentativo nel 2007 venne bloccato da una disputa sulla pratica americana di usare acqua clorata per disinfettare la carne di pollo!
Insomma, la partita per la crescita italiana, come anche ricordato ieri da Quadrio Curzio su queste colonne, si giocherà in Europa. Chiunque vinca le elezioni, dovrà avere la forza e la capacità di spingere la Ue verso più integrazione, guardando oltre i confini nazionali e superando gli interessi di parte.

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