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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 08:34.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2013 alle ore 09:42.

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La spesa dei fondi straordinari prosegue a rilento. Il personale è insufficiente. Mancano profili tecnici. E alcuni interventi della soprintendenza si starebbero svolgendo senza aver prima avvertito l'agenzia culturale dell'Onu. Non poche le perplessità che la delegazione Unesco, da lunedì a giovedì scorso in visita all'area archeologica di Pompei, porta con sé a Parigi. Gli esiti della missione, a due anni dal crollo della Schola armatorum, saranno resi noti a inizio marzo, con buone probabilità a Roma.

A margine del lavoro compiuto in questi giorni dalla delegazione - l'inglese Christopher Young, i francesi Jean-Paul Adam e Alix Barbet - trapelano alcune indiscrezioni sulle questioni che i tre hanno sollevato davanti al segretario generale del ministero dei Beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, e della soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro. L'impiego dei 105 milioni messi a disposizione dalla Ue per il grande progetto su Pompei prosegue a rilento. Se ne sono accorti anche a Roma, se è vero che da dicembre il ruolo di stazione unica appaltante è passato a Invitalia. Uno scatto in avanti dovrebbe esserci a breve: due gare sono già state affidate e i cantieri si apriranno tra una quindicina di giorni. In tempo per la visita del commissario Ue Johannes Hahn, attesa il 6 febbraio. Quattro i bandi in fase di istruttoria, altri tre saranno pubblicati per giugno, nove per dicembre.

Sotto la lente dell'Unesco anche il tema del personale: 153 custodi, spesso anziani e non adeguatamente formati, a fronte dei 191 addetti operanti su Pompei sono apparsi pochi per un sito che conta 242mila metri quadrati solo di struttura muraria. Criticità difficile da superare in tempi di vacche magre. I delegati dell'Unesco sono rimasti meravigliati dal fatto che le recenti 22 assunzioni, seguite ai crolli, abbiano contemplato solo profili di archeologi e architetti. Nell'area di Pompei mancherebbe una figura di ingegnere. Particolare questo che avrebbe destato non poco stupore nella delegazione, la quale ha comunque manifestato un giudizio positivo sul lavoro dei neoassunti.

Young, Adam e Berbet hanno chiesto di visitare il sito senza accompagnatori. Con sorpresa hanno costatato che nei pressi di Porta Nolana è in costruzione un deposito di resti archeologici progettato ai tempi del commissario straordinario Marcello Fiori. E la realizzazione non sarebbe stata comunicata all'Unesco, come impone la prassi sul patrimonio dell'umanità. E di certo l'agenzia dell'Onu chiederà spiegazioni. Ma il fatto è emblematico di come Pompei abbia vissuto l'inserimento nel World Heritage: il riconoscimento è del '97 ma per anni pare non aver impensierito chi gestiva il sito. Atteggiamento mutato dopo i crolli del novembre 2010: l'Unesco, da quel momento, è diventata una stella polare. Adesso pretende che venga messo nero su bianco il nuovo piano di gestione dell'area. Ci si arriverà entro maggio. Fallire significherebbe uscire dalla lista dei siti patrimonio dell'umanità.

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