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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 12 gennaio 2013 alle ore 09:26.

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La nostra è stata una vita di complicità, di amore, di sorrisi, di ammirazione. Mariangela era una donna straordinaria, una ragazza eccezionale, unica. La sua caratteristica più forte era la nobiltà interiore, quasi un paradosso in un panorama che al giorno d'oggi spesso si vede di fronte a noi.

Il suo carattere e la sua forza d'animo erano certamente anche il frutto della sua famiglia: il padre era un "ghisa", un vigile urbano di Milano, un uomo dalla personalità davvero intensa, e la madre era una casalinga: vivevano in quelle case di ringhiera tipiche di certi quartieri del capoluogo lombardo, luoghi dove nasce una sana saggezza popolare. Ecco, Mariangela arrivava da lì, da questo mondo di straordinaria umanità.

È stata lei a farmi conoscere Milano, e farmene innamorare. E devo a lei una maturità che allora ancora non avevo.
Devo dire che ho in qualche modo "rubato" da lei dei "codici" essenziali: dare di sé sempre il meglio, non perseguire mai l'interesse personale, avere in ogni momento presente invece l'interesse di chi si ha davanti, con lo scopo di arricchire l'interlocutore. Questa era Mariangela nella vita privata, questa era lei nella sua attività di artista. Accettava di fare lavori difficili e talvolta impopolari, con la stessa naturalezza, professionalità e dedizione con cui raccoglieva grandi successi attraverso cult-movie che hanno fatto la storia del cinema italiano. La sua caratteristica di artista era la versatilità: poteva essere Medea diretta da Luca Ronconi, o la poliziotta nel film di Steno, o la ragazza madre in Caro Michele di Monicelli.

La prima volta che l'ho vista fu nella sua iniziale apparizione televisiva, quando uscì da una valigia che era portata da Pippo Baudo, e si mise a ballare il rhythm and blues come se avesse fatto sempre quello nella vita. È il primo ricordo che ho di lei, ma l'incontro tra noi avvenne poco tempo dopo, al teatro Sistina, dove eravamo per una premiazione: in quel momento nacque un grande amore, che è continuato fino ad oggi.

È stato un privilegio avere accanto una grande artista, che è ben diverso da aver vicino un'artista: la grande artista coglie i bagliori dell'arte nelle sfumature. E li comunica. Un altro ricordo è la sua emozione quando andavamo a sentire le canzoni napoletane. Non quelle suonate da me, ma da Roberto Murolo: ascoltava con animo di bambina. Tutti quelli che l'hanno conosciuta, dall'impresario al portiere dove abitava, dal regista al panettiere, tutti hanno sempre parlato di lei con ammirazione, e sono certo che lo faranno per sempre. Tutti siamo stati innamorati della sua grazia.

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