Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 14:10.
I due recenti fenomeni sopra descritti fanno solo parte di una lunga serie di sintomi del malanno di cui soffre il nostro Paese, che è decisamente peggiorato nel tempo: la mancanza di certezza del diritto. Non è dunque solo in discussione la sovrabbondanza delle norme che riguardano i cittadini e le imprese, quanto piuttosto l'assoluto disordine nella loro applicazione. Non v'è infatti ormai una questione importante della vita economica e sociale, che non abbia un risvolto giudiziario, tanto da far giocare ai magistrati un ruolo talvolta inappropriato, ma sempre centrale anche nell'economia del Paese.
A loro si sono poi aggiunte le autorità indipendenti, in singolare mimetismo con la magistratura, sia nelle strutture, sia nei modi di funzionamento. Ne deriva una conclusione di estrema gravità e che dovrebbe essere al centro delle considerazioni politiche di tutti i cittadini. Essa consiste nel fatto che, soprattutto in economia, la maggior parte delle funzioni politiche sono sottratte alle competenze del governo e la frammentazione e decomposizione dello Stato fa sorgere, in tutte le diverse forme di organizzazione in cui esso non necessariamente si articola, un'alternativa volontà di potere, che viene così esercitata nell'incertezza totale della legittimazione di chi di tali poteri si appropria. La grave conseguenza è che la stessa certezza del diritto soggiace alla regola del più forte in un sistema che è sempre meno gerarchico e sempre più di relazione, con corrivi e inquietanti riflessi con il mondo dell'informazione.
Mi si potrebbe a questo punto obiettare che la principale ragione di ciò consiste nel fatto che l'economia globalizzata, retta invece che da norme inderogabili e che danno certezza del diritto, da quella sorta di nuova "lex mercatoria" che è altro non è se non il diritto dei contratti imposti dal feudalesimo dei poteri finanziari internazionali, che tendono a privatizzare lo stesso potere degli Stati.
Sarebbe facile rispondere che basta leggere le auree pagine della "Filosofia del diritto" di Hegel, quando sottolinea che il diritto privato è il momento negativo dello Stato di diritto, e che la sua supremazia non dà di per sé alcuna certezza, né ai cittadini, né alle imprese. E varrebbe forse anche allora avere un ulteriore certezza, della validità della diagnosi hegeliana nelle lucide e quasi insospettabili pagine del Leviatano di Thomas Hobbes, quando descrive le "società parziali" come sistemi diretti alla conquista del potere, che "tolgono la spada dalle mani del Sovrano" e non danno nessuna sicurezza al popolo.
I conflitti nascono con eguale devastazione della democrazia fra poteri riconosciuti dello Stato, non solo e non tanto tra i tre maggiori, che tendono a invadere reciprocamente il campo altrui, ma in misura ancor peggiore fra organi indipendenti, deputati a vigilare e non a perseguire volontà di potere, a tutto danno di un sistema civile ed economico, travolto e impossibilitato a crescere dall'incertezza del diritto e dal conflittuale dominio di tutte le "società parziali".
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia