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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2013 alle ore 08:00.

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Per garantire il diritto universale allo studio l'Università deve essere un'istituzione elitaria. Il fatto che non lo sia in parte spiega il crollo delle iscrizioni degli ultimi dieci anni e la crescente proporzione di giovani drop out: né studiano, né lavorano né, ancora peggio, cercano lavoro.
Bisogna naturalmente intendersi sul significato di elitarismo. Per Andrea Ichino e Daniele Terlizzese nel loro libro Facoltà di scelta si tratta di merito. Non tutti possono seguire un'istruzione universitaria di eccellenza e metterla a frutto nel mercato del lavoro con ritorni adeguati sia per il proprio portafoglio che per la società. Investire miliardi di euro di denaro pubblico su eterni studenti di scarso profitto non è efficace. Gli studi avanzati non devono essere alla portata di tutti.

La traduzione comune del concetto di diritto universale allo studio (Università per tutti e gratis) perde di vista la natura selettiva del processo di formazione, senza garantire il fondamento del principio stesso: l'uguaglianza delle opzioni di scelta. Secondo Ichino e Terlizzese, l'Università italiana è vittima di un finto egualitarismo centralista, che genera un sistema che in realtà è diseguale e non permette di distinguere i percorsi di formazione sulla base della qualità. Il finto egualitarismo deriva dalle basse rette e dal fatto che l'Università sia finanziata dalla fiscalità generale, ossia dalle tasse di tutti. A studiare sono soprattutto i figli dei più abbienti, il che implica un sussidio dai poveri ai ricchi.

E la difficoltà ad identificare la qualità e l'utilità del percorso universitario deriva da un centralismo esasperato che si traduce nel valore legale della laurea e in programmi e ordinamenti vincolati da regole stringenti. La proposta degli autori è di riscoprire il significato vero del diritto allo studio, come da dettato costituzionale, ossia il diritto di "raggiungere i gradi più alti degli studi" ai "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi". Per far sì che solo i migliori vadano all'Università propongono di riavvicinare i costi e i benefici dello studio, facendo pagare a tutti una retta definita sul mercato. Per cui le università migliori, in competizione tra loro, avranno tasse più alte perché permetteranno un migliore accesso al lavoro e più persone vorranno andarci. Dunque, oltre al necessario sistema di valutazione, che finalmente i nostri Atenei stanno approntando, ci sarebbe anche il filtro del mercato.

E per fare in modo che studi anche chi non ha mezzi, gli autori propongono un sistema di prestiti sull'onore, da restituirsi dopo la laurea. Dunque, di legare la possibilità di pagarsi gli studi alle capacità di chi studia e non ai mezzi della famiglia di origine. E infine, per evitare che gli studenti, soprattutto provenienti da famiglie più fragili, rinuncino a studiare per paura di non riuscire a rimborsare il prestito date le incertezze del mercato del lavoro, Ichino e Terlizzese propongono un'assicurazione finanziata dalle stesse rette universitarie e dallo Stato. Questa restituirà comunque il prestito quando gli ex studenti non riescano ad ottenere lavori e remunerazioni adeguati.

Questa proposta può essere declinata in forme diverse (ad esempio un mix con borse di studio) e applicata a livelli diversi del percorso universitario. La selezione sul merito dovrebbe valere soprattutto per la parte più avanzata degli studi (i bienni). Aumentare il livello di istruzione media è anche altrettanto importante. Ma il principio di trasferire i costi della formazione a chi ne fruisce – cosa che dovrebbe valere per diversi altri servizi pubblici – con adeguate compensazioni per il reddito, è l'unica strada verso un'università migliore e più efficiente.

barba@unimi.it
IN LIBRERIA Nel volume Facoltà di scelta, Andrea Ichino e Daniele Terlizzese sostengono che l'Università italiana è vittima di un finto egualitarismo centralista, che genera un sistema che in realtà è diseguale e non permette di distinguere i percorsi di formazione sulla base della qualità.

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