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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2013 alle ore 07:30.

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Elefantiasi. La sindrome l'ha diagnosticata Stefan Pan, il presidente degli industriali di Bolzano, durante l'incontro di inizio anno con la business community altoatesina. Pan ha tenuto un discorso tutto incentrato su tre parole chiave: enjoy, be connected, be social. Appena giunto alla lettura delle pagine dedicate alla situazione provinciale, però, l'industriale altoatesino ha cambiato tono.

E parole: «Il nostro bilancio provinciale è ingessato fino al collo. I mezzi sono gli stessi di dieci anni fa, ma allora le spese correnti impegnavano il 55% del bilancio, adesso il 76». E ancora: «Da anni chiediamo un cambio di mentalità strategico che pure a livello politico viene proclamato di continuo. I numeri raccontano un'altra storia».

Già, i numeri. Inclusi i 4mila dipendenti del ministero dell'Interno e della Difesa, gli stipendiati della Provincia sono oltre 46mila, il 19,6% del totale degli occupati e il 26% dei dipendenti. Uno su quattro, dunque. Quando in Austria, la casa madre dei tirolesi del Sud, c'è un dipendente pubblico su otto lavoratori e in Germania uno su dieci. Nell'Italia intrappolata dalla crisi è tramontato pure il mito dell'efficienza altoatesina. La politica non se ne accorge nemmeno. Il partito di raccolta, l'Svp, continua a essere un monolite e la leadership di Luis Durnwalder, principe-vescovo e padre padrone altoatesino - il suo mandato alla guida della Provincia iniziò il 17 marzo 1989 - sembra molto lontana dall'epilogo. La longevità di Durnwalder è stata compromessa dallo scandalo di Sel, la Società elettrica provinciale coinvolta in un'inchiesta della Procura con reati di abuso d'ufficio e concussione. I vertici avrebbero agito contro gli interessi della società stessa, sostenendo i progetti di un'azienda austriaca nella quale avevano cointeressenze.

L'inchiesta rischia di allargarsi e l'assessore Michl Laimer, fedelissimo di Durnwalder, è stato costretto a dimettersi. A patirne le conseguenze, paradossalmente, è stata la dirigente che si oppose alle pastette, Cinzia Flaim, che invece di essere premiata è stata privata della struttura di cui era capo, la ripartizione energia, cancellata di colpo dall'organigramma. Dice Elena Artioli, esponente della Lega Nord in consiglio provinciale: «La vicenda Sel ha inferto un colpo durissimo alla tanto sbandierata moralità tirolese». Sel, in effetti, ha scoperchiato molti degli affarucci che Svp e gli storici alleati del Pd coltivano con le regole del maso chiuso. Un bilancio di oltre cinque miliardi per 500mila abitanti e 26 società partecipate stimolerebbe l'appetito di chiunque. Gli altoatesini non fanno eccezione.

È sufficiente dare un'occhiata al loro sito istituzionale per avere un'idea di che cosa significhi la mancanza di trasparenza. Informazioni scarne e poi una serie di quiz. Vuoi i nomi dei consulenti? Digita il nome del consulente e la data di riferimento. Vuoi l'elenco delle partecipate? Componi il nome della società. Di cose da occultare se ne sono accumulate parecchie. Compresa la scelta singolare di nominare decine di dipendenti pubblici come revisori dei conti delle società partecipate, con relativo compenso mensile più un gettone per singola seduta. Un extra che evidentemente premia i dipendenti fedeli alla leadership provinciale.

Quisquilie se paragonate agli emolumenti di coloro che promanano dai piani alti dell'Svp. Come Klaus Stocker, presidente della Società elettrica provinciale, poi costretto alle dimissioni, che contemporaneamente presiedeva altre 14 società partecipate e sedeva in 17 cda. Un recordman. Che comincia la sua scalata al potere come impiegato di concetto presso l'ufficio del lavoro provinciale. Il salto lo fa nel '92, quando diventa presidente dell'associazione cacciatori, un ruolo che lo introduce nelle segrete stanze. Stocker, non contento dei 174mila euro lordi, aveva affidato allo studio di commercialisti Stocker-Kuntner il compito di redigere le buste paga dei dipendenti di Sel. Peccato che il ragioner Rudolf Stocker, contitolare dello studio, fosse fratello del più potente Klaus, come ha rivelato il consigliere dei Verdi Riccardo Dello Sbarba. Eppure, l'ex presidente di Sel era quasi un indigente al cospetto di Christoph Engl, per 13 anni capo della società pubblica Alto Adige Marketing con appannaggio annuo lordo di 270mila euro.

Così fan tutti. In pochi sanno, spiega la Artioli, che «gli assessori possono elargire consulenze fino a 20mila euro senza alcun controllo». Ecco un altro fiume di denaro. Il cui re incontrastato è Gerhard Brandstätter, avvocato del presidente Durnwalder (ha curato anche la pratica di separazione del Landeshauptmann) che con la Sel, la società elettrica sotto inchiesta, ha accumulato superconsulenze per un controvalore di 2 milioni di euro su 12 milioni in totale. Noccioline, direbbero gli americani.

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