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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 06:40.

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Nel vocabolario trentino c'è una parola sconosciuta: sussidiarietà. Meno Stato più mercato sarà uno slogan buono per le convention, ma non cercate applicazioni pratiche nel reame del principe-vescovo Lorenzo Dellai, attualmente impegnato nella corsa al Parlamento di Roma (è governatore da tredici anni e corre con lo lista civica per Monti). Tutti i poteri sono nelle mani del fido reggente Alberto Pacher, che già succedette a Dellai dopo gli otto anni ininterrotti alla guida della città di Trento (1990-1998). Stessi nomi, stesse facce e una missione condivisa: pompare risorse per alimentare un apparato pubblico in costante espansione.

I regioburocrati, in questo caso i provincialburocrati, non sono che un riflesso condizionato di un potere sotterraneo ben più possente della realtà bonsai denunciata dai numeri (531mila abitanti).

Primum infarcire di incarichi il variegato mondo dei consigli di amministrazione delle società partecipate (23), un gigantismo che stona con i confini geografici della Provincia autonoma. Questione cruciale: chi imbullonare alla presidenza dell'Autostrada del Brennero, condotta a mezzadria con la Provincia autonoma di Bolzano? La spunta il dirigente di lungo corso Paolo Duiella, che arriva nel 2010 cavalcando le parole d'ordine della morigeratezza. Nel codice trentino si traduce nella riduzione dei componenti del Cda del nastro autostrale lungo 313 chilometri da 25 a 14. Neppure il tempo di insediarsi, che gli altoatesini sgomitano per impossessarsi della presidenza. Nessun problema, Duiella scala, si fa per dire, nel ruolo di amministratore delegato e lascia al giovane Walter Pardatscher il posto di presidente. L'ad del Brennero e il presidente del Pensplan Centrum Spa, Gottfried Tappeiner (l'istituto di previdenza integrativa dei dipendenti provinciali che nel 2011 ha accumulato perdite per 17 milioni) sono i due manager provinciali meglio pagati in assoluto: 140mila euro lordi l'anno per Duiella e 100mila per il giovane Pardatscher, al quale va aggiunto un gettone di 300 euro a seduta. Duiella, dirigente della Provincia in quiescenza, si stava godendo la sua pensione dorata (270mila euro di reddito annuo), comprensiva di un incarico di consulenza di mamma Provincia, quando fu chiamato dal presidente Dellai per il prestigioso incarico: «Conosco ed apprezzo le caretteristiche umane e professionali della persona», sentenziò il governatore.

I trentini sono dei sinceri democratici, e oltre a lambiccarsi per assicurare una radiosa pensione ai loro ex dirigenti, lottano come leoni per riequilibrare i posti di potere tra uomini e donne. Per Luisa Zappini, in lista nel partito di Dellai alle elezioni provinciali del 2008 (Unione per il Trentino) e da dieci anni caposala al Santa Chiara di Trento, il governatore scrive un disegno di legge che istituisce il posto di responsabile della centrale unica per l'emergenza. A conferma della onniscenza della Zappini, il governatore la insedia pure nella commissione che deve valutare l'acquisto a trattativa privata di due elicotteri Agusta Aw139. Della stessa commissione fa parte un altro mega dirigente generale in pensione, Claudio Bortolotti. Dueilla e Bortolotti non sono affatto mosche bianche.

Gianfranco Postal, dirigente generale del Consiglio provinciale in pensione dal 2009 (per i servigi resi fu insignito dell'Aquila di San Venceslao), è stato immediatamente cooptato nel comitato legislativo. Doveva essere il coronamento di una vita. Invece è stato costretto a rassegnare le dimissioni per incompatibilità con un'altra nomina fulminea: componente della sezione della Corte dei Conti della provincia di Trento. Il controllato che si fa controllore grazie allo statuto di autonomia. E pure togato. Per la modica cifra di 200mila euro lordi l'anno.

L'altro chiodo fisso dei politici trentini è la finanza. Società pubbliche, scatole cinesi, incorporazioni, fusioni, studi su studi e un algoritmo, denominato Icef, che passa al setaccio i redditi dei trentini che possono o non possono accedere a certi servizi pubblici. Dice Franca Penasa, consigliere della Lega Nord: «L'Icef è l'ennesimo strumento per distribuire consulenze e appalti esterni con la benevolenza del sindacato».

Infine, il progetto affidato alla Deloitte Consulting di riorganizzare la macchina provinciale. Domanda: ma tra le 23 società partecipate al quale si somma un incubatore di cervelli che risponde al nome di Università di Trento - autorevole ateneo finanziato direttamente dalla Provincia dopo l'intesa sottoscritta con il governo nel 2009 - possibile che non esistano le professionalità adatte a studiare una riorganizzazione della piccola enclave nordestina? Evidentemente, no.

Alcide De Gasperi lo ripeteva ogni volta che poteva: l'autonomia si rafforzerà solo se dimostrerà di essere meno costosa (e dispendiosa) della gestione statale. Ai trentini la spinosa sentenza.

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