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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 08:15.
L'ultima modifica è del 23 febbraio 2013 alle ore 09:25.
A pochi giorni dalla fine del pontificato si susseguono i colpi di scena. L'ultimo ieri: monsignor Ettore Balestrero, dal 2009 "vice-ministro" degli Esteri, è stato nominato dal Papa nunzio apostolico in Colombia. Si tratta di un fulmine in cielo tutt'altro che sereno, visto che questo tratto conclusivo del regno di Benedetto XVI sembra attraversato da lotte di potere - condannate dallo stesso Ratzinger nei suoi ultimi interventi, prima alle Ceneri, poi al penultimo Angelus - consumate anche attorno a dossier e nomine, prima tra tutte quelle allo Ior. Balestrero fino a ieri era considerato il prelato di Curia più influente sulla banca e su tutte le finanze vaticane, avendo guidato (anche con un certo successo) le trattative in sede di Consiglio d'Europa sulla legislazione finanziaria e aver favorito la nomina di René Bruelhart alla guida dell'Aif, al posto degli uomini ex Bankitalia.
Un prelato, quindi, abile e influente, che gode della stima e l'appoggio sia del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ma anche e soprattutto del potente cardinale Mauro Piacenza, prefetto del Clero, e "candidato" a prendere il posto di primo ministro della Curia. La destinazione in Colombia da molti ambienti viene intepretata come un duro segnale del Papa alla sua quasi ex-Curia, che nel corso del Pontificato spesso ha accentuato contrasti e "veleni". Ma voci autorevoli dall'interno delle mura leonine non escludono che invece di una promozione-rimozione quello di Balestrero possa essere un passo in avanti - diventa arcivescovo a 46 anni, di gran lunga l'italiano più giovane - andando a guidare una nunziatura-chiave in America Latina, Paese dove ci sono ben 102 vescovi ed è sede del potente Celam, la Cei continentale. In questo modo Balestrero esce dalla Curia in un momento in cui tutto potrebbe cambiare a breve: una sorta di messa in "protezione". Inoltre, come ha detto padre Federico Lombardi, l'iter per la nomina di un nunzio ha un percorso lungo, legato al gradimento: quindi non sarebbe stata decisa dopo la rinuncia del Papa, ma ben prima. Il nome del prelato - che già ieri ha lasciato la Terza Loggia, come d'uso appena viene resa nota la nomina - è circolato ripetutamente in questi mesi come protagonista al centro di un reticolo di relazioni. Ma nel frattempo in Curia è cresciuta anche l'influenza della componente americana, con monsignor Peter Brian Wells - assessore agli Affari interni, pari grado di Balestrero e considerato suo concorrente su alcuni dossier - e il Capo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, membro autorevole del consiglio Ior e gran finanziatore del Vaticano. Al posto di Balestrero, Benedetto XVI ha nominato il maltese Antoine Camilleri, 47 anni, diplomatico molto stimato dentro e fuori la Curia, vicino al "ministro" degli Esteri, Dominique Mamberti, di cui è stato segretario.
Lunedì prossimo i tre cardinali incaricati dal Papa di indagare sui Vatileaks - Herranz, De Giorgi e Tomko - saranno ricevuti da Ratzinger per parlare con lui per l'ultima volta di quanto scoperto in quasi un anno di indagini: Benedetto XVI, secondo indiscrezioni, li dovrebbe incaricare di consegnare al futuro Pontefice il dossier dove sarebbero contenuti i segreti dei Sacri Palazzi. Il documento non potrà essere portato via da Ratzinger e visto che l'Appartamento sarà sigillato deve esserci la certezza da parte del Pontefice che finisca nella mani del prossimo Papa. Appare invece improbabile che ne venga reso noto il contenuto: il "segreto pontificio" non può essere violato, visto che le centinaia di testimonianze sono state acquisite proprio con questa rassicurazione. Sui problemi interni alla Curia è intervenuto anche Angelo Becciu, Sostituto alla Segreteria di Stato, "numero tre" della Curia, prelato molto riservato: «Non nascondo che un momento difficile è stato il periodo in cui la gente era allibita e scandalizzata per la fuga di notizie che tanto dolore ha provocato allo stesso Santo Padre. Si aveva l'impressione che non avessimo più gente affidabile nei nostri uffici. La dolorosa storia si è conclusa come tutti sappiamo e maggiore serenità ha poi regnato tra di noi».
Sempre in tema di nomine vaticane - che in questi giorni si susseguono a ritmo incessante - ieri sono arrivate quelle relative all'Idi, il polo sanitario romano in gravi difficoltà finanziarie di proprietà della Congregazione dell'Immacolata, commissariato dal Papa tre giorni fa con l'indicazione del cardinale Giuseppe Versaldi. Il porporato - considerato molto vicino a Bertone - ha conferito a Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù, pieni poteri amministrativi e gestionali. Profiti, manager di lungo corso anche lui considerato della stretta cerchia del Segretario di Stato. E mentre il Papa completa gli ultimi impegni in agenda - oggi vedrà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - dovrebbe perferzionare il Motu Proprio con cui permettere, tra l'altro, l'anticipo del Conclave. Senza riferimento al caso del cardinale statunitense Roger Mahony, che oggi depone in un tribunale degli Usa perché accusato di avere insabbiato denunce contro preti pedofili, monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario dei Testi Legislativi, ha ricordato che le norme della Chiesa cattolica vietano l'interferenza di «qualsivoglia autorità civile» nella scelta del prossimo Pontefice. Infine una precisazione: se i cardinali dovessero "twittare" dall'interno del Conclave notizie segrete incorrerebbero in gravi sanzioni fino alla scomunica.
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