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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 14:10.

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Si è spento nei giorni scorsi a Roma Armando Trovajoli, 95 anni. Pianista e compositore (è sua Roma nun fa la stupida stasera), ha scritto musica per il teatro e il cinema. «Il Sole 24 Ore» ospita un ricordo del maestro Nicola Piovani sul talento e la figura di Armando Trovajoli

Ho un ricordo indelebile di Armando Trovajoli che risale al giugno 2009. Partecipavo a un concerto sinfonico collettivo allo stadio Olimpico di Roma, dove diversi artisti si alternavano sul palco. Alle prove e dietro le quinte lui era affettuoso e burbero come al solito, ma il suo stato fisico colpiva chi, come me, non lo vedeva da un po': era un ultranovantenne e si vedeva. Era pur sempre lucido nel fare battute spiritose, scanzonate, la sua indole non era cambiata, ma faticava molto a camminare, a orientarsi e a raggiungere il pianoforte.

Però, appena seduto, appena messe le mani sulla tastiera, cominciò a volare con una maestria miracolosa, con una sapienza e un controllo timbrico quasi immutati: era ancora il pianista creativo che si era guadagnato l'elogio in prima persona di Arturo Benedetti Michelangeli, come leggendariamente racconta la sua biografia. Mi fece venire alla mente un video di Vladimir Horowitz, girato durante una prova sinfonica a Milano negli ultimi anni della sua vita: il maestro aveva difficoltà a salire i pochi gradini di accesso al palco, lo faceva con studiata cautela, poi, con passi calibrati e faticosi, si avvicinava al suo Steinway. Ma anche lui, appena seduto, rivelava il portento delle mani giovani che volteggiavano con precisione sulla tastiera, miracolosamente.

In questi casi la musica ci aiuta a credere un po' ai miracoli. E quella sera mi emozionai molto, lì in quinta, a vedere Trovajoli provare e a sentirlo la sera suonare. Fin da ragazzo ammiravo questo eclettico artista, autore di Rugantino che per i romani – e non solo – fu un mito dal primo debutto, il compositore scoperto dal cinema grazie a Dino De Laurentiis con quella celebre canzone El Negro Zumbon - titolo che oggi suona scorrettissimo. Nel film di Alberto Lattuada, Anna, la canzone era cantata in playback da Silvana Mangano, doppiata da Flo Sandon's.
Un inizio di carriera tutt'altro che accademico, un debutto da musicista da battaglia, da trincea.

Forse senza quello spericolato gesto di De Laurentiis non avremmo avuto il re della commedia musicale italiana, il compositore principe della ditta Garinei & Giovannini. E ci mancherebbe, soprattutto, il suo lavoro per il cinema di Scola, Risi, Magni, Vittorio De Sica. Ero ragazzo e dalla galleria del teatro Sistina guardavo, con gli occhi lucidi, il finale di una delle più riuscite commedie musicali di Trovajoli, e mi strozzavo di semplicistica e ingenua commozione quando il cartellone cinematografico sulla scena si animava e Marcello Mastroianni intonava il suo addio alla vita: «E allora ciao, Rudy!». E in un giorno come oggi, scivolando magari in un'emozione un po' regressiva, quel ricordo mi risuona ancor più commovente.

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