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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 06:35.

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La deriva nazionalista e autarchica dell'Ungheria ha vissuto ieri un nuovo, forse decisivo, passaggio. Il Parlamento di Budapest ha modificato la Costituzione del Paese entrata in vigore nel 2012 senza curarsi dei richiami di Bruxelles, delle accuse dell'opposizione e delle proteste di piazza. In una sorta di golpe bianco guidato dal premier Viktor Orban, i deputati hanno votato alcuni emendamenti alla Carta che danno più poteri al governo, riducono la possibilità di intervento della Corte costituzionale e mettono a rischio la democrazia e i diritti umani nel Paese.

Solo una settimana fa Orban aveva messo sotto tutela anche la Banca centrale ungherese, nominando governatore il suo braccio destro, Gyorgy Matolcsy. C'è un rischio democratico nell'Est, ma Bruxelles non ha strumenti per affrontarlo: ieri il presidente della Commissione, José Manuel Barroso non ha potuto fare altro che chiedere al governo ungherese di «avviare contatti» per verificare la compatibilità della nuova Costituzione con i principi e il diritto dell'Unione.

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