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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 10:21.

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Non si possono nemmeno ignorare i grandi intrecci economici che, purtroppo, spesso generano squilibri sociali, miseria, disoccupazione, persino disperazione, accumuli finanziari capaci solo di alimentare ingiustizie o illusioni. E tuttavia si tratta di uno strumento necessario per lo sviluppo sociale, per l'esercizio di una politica che sia attenta alla vita della gente e alla promozione del bene comune. Similmente è importante per la Chiesa essere sempre accanto alla famiglia, cuore della società, un cuore non di rado dissanguato o ferito, ma anche pronto a battere con la sua carica d'amore, così da tornare a essere ancora una sorta di ecclesia domestica, come accadeva alle origini del cristianesimo.

La Chiesa deve, allora, vivere con intensità l'unità nella pluralità, ancorandosi certo alla coordinata verticale del primato petrino, ma anche a quella della collegialità episcopale, dell'impegno del clero e dei religiosi e del coinvolgimento attivo ed esplicito dell'intera comunità ecclesiale, a partire dalla presenza femminile il cui contributo è spesso decisivo. E, se si vuole allargare il respiro, la comunità cristiana all'interno della sua preghiera, della sua liturgia, dei suoi ambiti di presenza deve coltivare l'amore per la bellezza in un mondo spesso segnato dalle ferite della bruttezza, inquinato e devastato: è la forza dell'arte che, dopo la parentesi del divorzio consumatosi nel secolo scorso, deve riprendere il filo d'oro del suo incontro con la fede, sua sorella nella ricerca dell'Invisibile che si cela nel visibile, anche lungo percorsi inediti, come avviene nelle espressioni estetiche contemporanee.

Ma, come ha testimoniato papa Francesco fin dai suoi inizi, per entrare in questi e in altri incroci è necessario tenere alta la purezza della Parola e della testimonianza, abbattendo nella Chiesa ogni scandalo, ogni arroganza, ogni ipocrisia, sulla scia di quanto attestano le labbra e le mani di Cristo. Infatti, le sue sono parole semplici ma incisive, non passano sopra le teste delle persone in un vago ed etereo spiritualismo, ma partono dai loro piedi che camminano nella storia, impolverandosi nei problemi quotidiani, partecipando a vicende festive e feriali, condividendo riso e lacrime degli uomini e delle donne. Le sue mani, poi, sanano i malati, accarezzano gli emarginati, non temono di sporcarsi con le lebbre di ogni genere. La semplicità del suo linguaggio e della sua azione attinge all'essenzialità della verità e dell'amore e questa semplicità è sinonimo di grandezza. È la grandezza dell'essenzialità che la Chiesa deve saper ritrovare nel suo comunicare, senza temere di inoltrarsi sulle strade informatiche, telematiche e digitali per annunciare il suo messaggio. È quella grandezza semplice che deve pervadere la compassione amorosa, l'operare ecclesiale nella storia, sapendo – col realismo della ragione e l'ottimismo della fede – che l'approdo ultimo non è il baratro del nulla, ma è la risurrezione.

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