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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 08:21.

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Dopo un pontificato "eurocentrico" - concentrato su fede e ragione e lotta al relativismo - il polmone mondiale del cattolicesimo, l'America Latina, torna al centro dell'agenda della Chiesa. E lo fa nel modo più eclatante, con l'elezione a Papa del primo sudamericano, l'argentino Jorge Mario Bergoglio. La rappresentazione plastica di questa grande novità la si vedrà oggi con tutti i governanti del continente seduti in prima fila a piazza san Pietro per la messa inagurale del pontificato.

Ma non si tratta solo di una presenza obbligata: i tempi erano maturi per questo cambio di passo.
Da tempo era stata avvertita dentro la Santa Sede che l'erosione di fedeli e vocazioni in America Latina - soprattutto per l'espandersi delle sette evangeliche - non aveva adeguata risposta. Ma ecco che arriva il papa dei barrios, il gesuita che raccoglie il pieno consenso dei cardinali del suo continente. Una nuova impostazione, quindi, verso l'America Latina: attenzione al sociale e devozione popolare, un mix pastorale che Bergoglio vuole espandere ovunque.
Ieri l'incontro con la presidente Cristina Fernandez Kirchner, con cui i rapporti sono stati stati tesi: ieri addirittura il Clarin (rilanciando El Cronista) ha scritto che la diplomazia argentina avrebbe consegnato ai cardinali alla vigilia del Conclave un dossier segreto in cui si screditava Bergolio in merito a presunte collusioni con il passato regime (collusioni che non hanno mai trovato fondamento). «L'ho visto sereno, sicuro, tranquillo e in pace ma preoccupato per l'immenso impegno», ha riferito la Kirchner che ha chiesto al Papa la sua intercessione per il contenzioso sulle Malvinas-Falkland. E ha aggiunto che quello del Papa è un impegno non solo «di governare il Vaticano ma di cambiare le cose che lui sa che si devono cambiare. Quello che stava già facendo a Buenos Aires».

Intanto ieri per la prima volta ha ricevuto ufficialmente il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che dovrebbe essere in uscita, anche per motivi anagrafici visto che a dicembre compirà 79 anni. Molti sono i dossier che dopo la messa di inagurazione il Papa dovrà affrontare: uno tra tutti anche quello su Vatileaks, che è già sul tavolo del Papa ha assicurato padre Federico Lombardi, «ma sarei stupito che abbia dedicato questi giorni a leggerlo». Oggi l'inaugurazione del pontificato che prevede tra gli atti a maggior contenuto simbolico la consegna del pallio e dell'anello del pescatore, che per la prima volta non è in oro ma in argento "dorato". Scelto anche lo stemma, molto simile a quello che già aveva da vescovo, con il motto "Miserando atque eligendo". Si tratta di uno scudo blu sormontato dai simboli della dignità pontificia. In alto, campeggia l'emblema dell'ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.

Oggi tra i circa 180 concelebranti nella messa di inizio del ministero petrino ci saranno anche i padri generali degli Ordini francescano e gesuita, i due ordini maggiori della Chiesa, Carballo e Nicolas. Sono 132 le delegazioni dei Paesi e delle organizzazioni che hanno comunicato la loro presenza alla messa: tra di loro la presenza imbarazzante del dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, che gode di una sorta di "salvacondotto religioso" extraeuropeo.

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