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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 06:40.

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Giusto riflettere di più sul peso dell'ergastolo per chi si è pentito



Con la mia testimonianza diretta vorrei portare a conoscenza una tematica sensibile che oggi non ha più quel valore necessario che gli è stato attribuito in passato, definito dal nostro codice penale nell'esecuzione della pena dell'ergastolo. Oggi viviamo in una società sviluppata, che si identifica come democrazia liberale e che appoggia sul welfare state. In questa società la pena dell'ergastolo non ha più una fine di dissuasione, di freno a mano nel commettere certi reati di sangue. Basta osservare il numero dei condannati: circa 1500 lo scorso anno rispetto ai 663 del 1998 e agli 868 del 2001. La pena è tutt'altro che desueta. Ma una giustizia vendicativa e non rieducativa non riduce la criminalità. Perché come ha detto Umberto Veronesi alla conferenza mondiale Science for peace del 2012 la pena dell'ergastolo è antiscientifica e anticostituzionale. Antiscientifica perché un carcerato dopo 20 anni può essere una persona completamente diversa da quando ha commesso un reato. Anticostituzionale perché va contro il principio sancito dalla Costituzione per cui le pene devono essere alla rieducazione del condannato. L'ergastolo è inoltre una pena anticristiana perché il Vangelo ci insegna a perdonare.
Io sono uno dei millecinquecento detenuti ergastolani condannato a una pena "esemplare" per aver commesso un omicidio. Sono ben cosciente che la morte di Cristian, sebbene da me non voluta, ma definita dal tribunale "premeditata" ha cagionato sicuramente dolore, rabbia e forse voglia di vendetta per la famiglia della vittima. Ma vi assicuro che anche dentro di me, nella meditazione carceraria, si è aperto un dirupo ripido di senso di colpa che mi ha portato alla demolizione interiore da cui mi sono risollevato credendo nel riscatto e nel perdono della famiglia e di Dio.
Trovo giusto scontare una pena per ciò che ho commesso, ma chiedo a tutti voi che siete persone umane come me, che mi venga concessa la possibilità di ricostruire una vita fatta di perdono.
Davide Ravarelli
Gentile Davide, la sua lunga lettera, che ho dovuto necessariamente ridurre, riporta giustamente d'attualità un tema di civiltà giuridica e insieme di comprensione umana. Ma non bisogna realisticamente dimenticare altri elementi. In primo luogo che l'ergastolo è comminato per delitti particolarmente gravi, e poi, riguardo alla pena, che sono previsti permessi-premio dopo 10 anni di espiazione e la semi-libertà dopo ventisei anni. L'attuale Codice penale stabilisce che "il condannato a pena detentiva che durante il tempo di esecuzione della pena abbia tenuto un comportamento tale da far ritenere sicuro il suo ravvedimento può essere ammesso alla liberazione condizionale se ha scontato almeno la metà della pena inflittagli qualora la rimanente pena non superi i 5 anni" e il terzo comma specifica che "il condannato all'ergastolo può essere ammesso alla liberazione condizionale quando abbia scontato almeno 26 anni di pena". Per queste ragioni sono state sempre respinte le richieste di illegittimità costituzionale, ma il dibattito tra i giuristi resta aperto ed è giusto sollecitare una riflessione su questo tema. E sullo stesso fronte è necessario impegnarsi perché sia affrontato drasticamente il problema delle carceri in cui la maggior parte dei detenuti, anche chi è in attesa di giudizio, si trova a vivere "in una condizione disumana e degradante" come ha ricordato sabato il neopresidente della Camera, Laura Boldrini, nel suo discorso d'insediamento.
Il Parlamento e la matematica
Vorrei commentare l'attuale situazione parlamentare, prendendo spunto da un algoritmo matematico di Henri Poincaré. Il matematico scoprì che il problema dei tre corpi crea una configurazione così instabile e precaria che può dar vita a comportamenti irregolari e imprevedibili. Matematicamente esatta, perché il senatore Grasso viene eletto con voti imprevedibili e irregolari. La conoscenza matematica aggiunge vigore alla mente, e la libera da pregiudizi, credulità e superstizione.
Giuseppe Marcuzzi
Aiello del Friuli (UD)

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