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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 07:50.

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L'Italia è al terz'ultimo posto in Europa per tasso di occupazione femminile e nelle ultime posizioni della classifica mondiale del gender gap sul mercato del lavoro, vicina a Senegal e Corea. Questo ritardo è stato al centro del convegno internazionale dedicato a Marco Biagi dalla Fondazione dell'Università di Modena e Reggio Emilia intitolata al giuslavorista.

Dalla due giorni di Modena, focalizzata sulle dimensioni transanazionali delle relazioni di lavoro, è emerso che «anche sul mercato del lavoro è in atto un processo irreversibile e positivo di europeizzazione, che Biagi aveva studiato e al quale si era ispirato», ha affermato il senatore Tiziano Treu, che nel processo volontario di integrazione della contrattualistica nelle grandi multinazionali vede un tassello fondamentale dell'integrazione comunitaria. «L'Europa si costruisce anche sui contratti transnazionali non obbligatori, con buone prassi come quelle di Unicredit o Siemens presentate qui a Modena, che dimostrano come i Consigli aziendali europei siano un modello da allargare per la gestione delle crisi e per organizzare processi partecipativi nelle fasi di crescita», sottolinea Treu.
Sotto la lente anche la differenza salariale tra uomini e donne. Il divario è del 16% nell'area Ocse e in Italia è accentuato tra le fasce di lavoratrici più istruite e tra quelle meno istruite, con una netta polarizzazione. In questo quadro di ritardi, emerge però l'eccellenza emiliano-romagnola, da cui il giuslavorista assassinato ha tratto linfa e ispirazione. Se nella Ue a 27 l'Italia supera di poco Malta e Grecia nell'occupazione femminile con un tasso che non arriva al 50%, lontano da quell'oltre 70% dei Paesi scandinavi ma anche di Germania e Austria, la via Emilia è un'eccezione.

Spiega l'assessore regionale al Lavoro e alla formazione, l'economista Patrizio Bianchi: «Qui c'è una vasta tradizione di presenza femminile nel lavoro, superiore agli standard di Lisbona. Un fattore al quale va aggiunto l'alto livello di formazione, istruzione e qualificazione, oltre alla tenuta del settore dei servizi alla persona, dove è più forte la presenza delle donne rispetto a settori, come quello delle costruzioni, fortemente in crisi, storicamente a predominanza maschile. Ciò non distoglie l'attenzione dal gender gap, tema nazionale che si accompagna al prolungarsi della crisi». In Emilia-Romagna - e questo è un effetto paradossale della recessione - l'occupazione femminile ha raggiunto il 61,3%. Il terziario, meno penalizzato rispetto al manifatturiero, colpisce pesantemente l'occupazione maschile, meno quella femminile. Ma le lavoratrici in Italia continuano a essere tagliate fuori dai ruoli dirigenziali e, allo stesso tempo, sono le donne italiane a essere più interessate dalla precarietà.

Ieri, anche Bologna ha ricordato Biagi. Il sindaco Virginio Merola ha reso omaggio al giuslavorista, nella piazzetta Biagi, a pochi metri da dove il docente fu ucciso 11 anni fa: «Bologna non lo dimentica: ricordare significa assumere impegni precisi e noi siamo impegnati a portare avanti quelle riforme che Marco proponeva e che sono sempre più attuali per i nostri giovani e il mercato del lavoro».
(Ha collaborato Natascia Ronchetti)

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