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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 06:48.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2013 alle ore 08:38.

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Da un normale seggio (nella grande Sala Clementina è stato tolto e messo in deposito il trono papale, che lì era sempre stato) papa Francesco irrobustisce i contenuti di quello che sarà uno dei punti-chiave del pontificato: il dialogo interreligioso. «La Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza della promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose», ha detto e ripetuto nell'incontro con i delegati fraterni e con i rappresentanti di altre religioni. Per sottolinearlo lo ha ripetuto due volte.

All'indomani della messa inaugurale il pontefice è tornato su temi pastorali già tracciati, ma che ora prendono sempre più forma: l'uomo - ha detto - abbia «sete di Assoluto. Non prevalga una visione umana che riduce l'uomo a ciò che produce e a ciò che consuma. È una delle insidie più pericolose del nostro tempo». La Chiesa è «consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l'intero creato, che dobbiamo amare e custodire.

E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace. Ma, soprattutto, dobbiamo tenere viva nel mondo la sete dell'assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione», secondo la quale l'uomo è solo ciò che produce e ciò che consuma.

Dialogo, quindi, a partire da quello con i cristiani: «Desidero assicurare, sulla scia dei miei Predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico». Poi l'abbraccio con il patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, erede dell'apostolo Andrea, definendolo «mio fratello Andrea», nell'udienza riservata ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. E Bartolomeo, che ha partecipato alla messa in San Pietro, ha invitato il papa ad andare il prossimo anno insieme in Terrasanta, per celebrare i 50 anni dallo storico incontro tra il patriarca Athenagoras e Paolo VI, pionieri del dialogo cattolico ortodosso.

Poi l'incontro con gli ebrei, ai quali «ci lega uno specialissimo vincolo spirituale», ha detto citando il documento del Concilio vaticano II "Nostra Aetate". In particolare al rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, ha detto: ho preso informazioni su di lei, la sua attività «mi piace molto». I due - riferiscono fonti della comunità ebraica - hanno poi dichiarato l'intenzione d'incontrarsi prossimamente, sempre in Vaticano.

«Apprezzo molto la vostra presenza: in essa vedo un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell'umanità»: con queste parole il Papa si è rivolto «agli appartenenti ad altre tradizioni religiose; innanzitutto i musulmani, che adorano Dio unico, vivente e misericordioso, e lo invocano nella preghiera, e voi tutti».

Ieri è stato il turno anche del presidente del Brasile Dilma Rousseff, che ha rinnovato al Papa l'invito ad andare a Rio de Janeiro, dove a luglio si terrà la Giornata mondiale della Gioventù. Nello scambio dei doni il Papa ha dato alla Rousseff il documento di Aparecida, rapporto della Chiesa dell'America Latina che aveva visto tra gli estensori l'allora cardinale Bergoglio. La consegna «ha avuto dei momenti simpatici», ha riferito Lombardi, in quanto il Papa indicava alla presidente le parti che meritavano essere lette per non leggerlo integralmente.

Intanto il settimanale Panorama oggi pubblica in esclusiva un documento a firma di Bergoglio contenuto in un libro scritto con il rabbino Skoka. In un passaggio si legge: «L'umiltà è ciò che garantisce la presenza del Signore: quando qualcuno è autosufficiente, quando ha tutte le risposte per tutte le domande, questa è una prova che Dio non è con lui. La sufficienza si avverte in tutti i falsi profeti, nei leader religiosi in errore, che utilizzano la religione per il proprio ego». In vista della Pasqua inoltre il Papa ha chiesto - rivela l'Agi - che alla Messa In coena Domini del giovedì santo, che celebrerà il 28 marzo, sia la Caritas Diocesana di Roma a distribuire i biglietti d'invito tra le persone povere che assiste.

Sul fronte della vita interna della Curia – tema di cui papa Francesco dovrà occuparsi a breve – padre Lombardi segnala l'arrivo in tempi stretti di un nuovo segretario particolare del Papa, ruolo svolto ora da Alfred Xuereb, vice di mons. Gaenswein nella segreteria di Benedetto XVI: in Argentina Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, non aveva la classica figura di segretario-filtro, da sempre molto importante (e potente) nei Sacri Palazzi. Domani è in calendario un appuntamento importante: il discorso al corpo diplomatico. E lì il Pontefice parlerà di "politica".

IL SENSO DELL'AMICIZIA
Il dialogo
Ieri, papa Francesco ha detto: «Desidero assicurare, sulla scia dei miei predecessori, la ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico».
Gli incontri
Il pontefice ha abbracciato il patriarca ecumenico Bartolomeo I, definendolo «mio fratello Andrea». Poi, l'incontro con gli ebrei, attraverso la lunga stretta di mano al rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni. E parole di avvicinamento anche ai musulmani e agli appartenenti ad altre tradizioni religiose: «Apprezzo molto la vostra presenza: in essa vedo un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell'umanità».

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