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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2013 alle ore 08:37.

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Il governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King non lascia, raddoppia. Il funding for lending, finanziamento agevolato che l'istituto centrale concede alle banche con l'obiettivo di passarlo all'economia reale e in particolare alle piccole-medie imprese e alle famiglie per l'acquisto dell'abitazione, cambia, s'espande, s'allunga.

Non durerà soltanto un anno in più, come abbiamo già anticipato, ma muta fin d'ora nella struttura per correggere le rigidità che ne hanno fatto fino ad oggi una storia di (molto) relativo successo.

Alla Banca d'Inghilterra e al Tesoro sono fiduciosi sul futuro e fanno quadrato attorno a un programma lanciato nell'agosto 2012 con l'obiettivo di mettere sul mercato una cifra che calcoli molto approssimativi indicavano in non meno di 80 miliardi di sterline, ma che a fine 2012 non raggiungeva i 14 miliardi, in un quadro di contrazione del credito rispetto al periodo precedente il lancio del funding for lending. Non solo. A beneficiarne sono state, per lo più, le famiglie a caccia di mutui immobiliari sostenibili e non le imprese. In un Paese dove l'economia si regge largamente sulle dinamiche del real estate, anche questo aiuta, ma non può bastare. Ci vuole altro per mettere il Regno di Elisabetta al sicuro dal rischio di una terza ricaduta in recessione che oggi i dati dell'ufficio nazionale di statistica potrebbero annunciare.

L'imperativo per il governatore, e ancor di più per il cancelliere George Osborne, è quindi ridare ossigeno all'economia per aiutare una ripresa che non arriva e la via maestra individuata è il credito alle pmi. La nuova versione del funding for lending si basa sull'allungamento di un anno del programma e su due passaggi innovativi: estensione del funding, sempre attraverso il canale bancario, alle società di leasing e factoring che sono fonte importante del finanziamento alle piccole e medie imprese; incentivi alle banche a privilegiare le pmi rispetto alle linee di credito che concedono alle famiglie per i mutui. Nel primo caso è una novità assoluta, in quanto fino ad ora gli unici attori del programma erano le banche a cui erano dati titoli sovrani buoni per raccogliere finanziamenti agevolati sul mercato da girare direttamente ai clienti. Ora questa operazione può avvenire anche attraverso le società di leasing, chiamate poi ad agire a vantaggio ultimo dell'impresa. Un'opzione in più che la Banca d'Inghilterra ritiene utile.

La svolta del programma è però nella diversificazione del beneficio per le banche che aumentano le linee di credito all'economia reale. Per tutto il 2013 sarà dieci volte più vantaggioso di quanto lo sia stato fino ad ora, nel 2014 calerà a cinque volte. In altre parole per ogni sterlina di prestiti addizionali che una banca delibera di concedere alle pmi avrà la possibilità di accedere al finanziamento agevolato della Bank of England in una misura dieci volte superiore, moltiplicatore che calerà a cinque nel 2014. È prevista anche una netta riduzione delle commissioni rispetto a quelle oggi esistenti. «Queste innovazioni - ha commentato George Osborne - daranno grandi benefici alle imprese spingendole a creare occupazione». In realtà ridurranno il rischio delle banche, o meglio renderanno più vantaggioso concedere prestiti.

È un passaggio chiave del lungo braccio di ferro fra Governo e City che si protrae dai giorni della crisi del 2008. L'esecutivo cerca in tutti i modi di convincere le banche ad accendere linee di credito, ma fino ad ora nulla è davvero servito a sbloccare una situazione considerata il vero motivo della debole crescita britannica. Il più clamoroso fallimento è stato il cosiddetto progetto Merlin che "imponeva" alle banche quote minime di finanziamenti alle imprese. Una mossa che si è rivelata inutile al punto di convincere Osborne e King a lanciare il funding for lending scheme oggi riformato.

Anche sull'efficacia delle nuove misure ci sono opinioni, però, contrastanti. «Non è una formula certa. A mio avviso - ha commentato Robert Wood, chief economist di Berenberg - le imprese non accedono al credito perché il quadro economico globale resta troppo fragile». Secondo Cormac Leech di Liberum Capital, invece, il maquillage che Londra ha imposto al funding for lending funzionerà. «L'incentivo per le banche affinché finanzino le imprese è enorme». E questo basterà, secondo l'analista, a riaprire i rubinetti di un credito drammaticamente secco. Di sicuro, in realtà, non c'è niente, se non la determinazione britannica a provare.

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