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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 08:21.

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La perizia dell'Autorità di vigilanza sui contratti dei dispositivi medici



In merito all'articolo apparso sul Sole 24 Ore l'8 maggio, con il titolo "Il Tar boccia Bondi: 1,7 miliardi a rischio", sono necessarie alcune precisazioni. Innanzitutto è fuorviante sostenere che il Tar abbia demolito la spending review nella sanità perché è necessario rileggere questa sentenza insieme alle altre due coeve del Tar Lazio nella stessa materia, le quali dichiarano legittimi i prezzi di riferimento relativi ai principi attivi, come pubblicati dall'Autorità. Le stesse sentenze dichiarano legittima l'indagine campionaria svolta dall'Autorità su ben 66 amministrazioni operanti in ambito sanitario con i più elevati volumi di acquisto. Inoltre la sentenza sui dispositivi medici, commentata nell'articolo, chiarisce come l'istruttoria dell'Autorità possa ritenersi censurabile soltanto in relazione all'impossibilità di elaborare prezzi di riferimento che utilizzino la classificazione dei dispositivi medici (Cnd). Non vi è stata quindi alcuna carenza istruttoria. Quanto al rilievo sul numero di osservazioni, va osservato che la norma attualmente in vigore ritiene sufficienti tre osservazioni per definire un prezzo. L'Autorità ha viceversa rilasciato prezzi solo in presenza di almeno cinque osservazioni. Quindi l'istruttoria dell'Autorità sin dall'inizio è stata svolta con perizia e i prezzi di riferimento dei dispositivi medici sono stati elaborati sulla base di un elenco predisposto dall'Agenas che non si limitava a classificare i dispositivi medici attraverso i soli codici Cnd, ma individuava ulteriori requisiti tecnici. La complessità di attribuire prezzi di riferimento ad alcune categorie di dispositivi medici è stata del resto riconosciuta dallo stesso legislatore, che ha affidato all'Agenas, dal 1° gennaio 2013, l'individuazione dei dispositivi medici sulla base di criteri fissati in relazione a parametri di qualità, standard tecnologico, sicurezza ed efficacia.
Sergio Santoro
Presidente Avcp
Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici
di lavori, servizi e forniture
Se il demanio viene alienato
Certi guru dell'economia caldeggiano l'alienazione del demanio per abbattere il debito pubblico: finirà che avremo lo stesso debito senza più i gioielli. Teorizzano la costituzione di un fondo di garanzia o un'alienazione garantita da vincoli, tradotto: (s)vendere le nostre cose buone per raccogliere soldi. Capisco il proposito ma non mi fido.
Fabio Baldrati
Come sempre, una sana via di mezzo non guasta. Ha ragione da vendere il lettore, quando afferma che lo Stato debba smagrire: ma questo comporterà prezzi sociali, che vanno messi in conto. Posti di lavoro da eliminare, lavoratori da riconvertire, licenziamenti da gestire: non è alle viste una signora Thatcher che se ne assuma la responsabilità. La pesantezza dello Stato e degli altri soggetti pubblici, tuttavia, non consiste solo in ciò che fa inutilmente (e, spesso, malamente), ma anche nella sua stazza, fatta di una manomorta di proprietà improduttive che potrebbero, se gestite efficacemente, abbattere il servizio del debito e quindi giovare all'economia pubblica.
È ben vero che, in passato, molti processi di privatizzazione, in Italia, sono stati condotti in modo maldestro: evitando, per esempio, effettive, e preventive, liberalizzazioni, così da mantenere in vita monopoli i cui difetti non cambiano, chiunque li gestisca; o non curandosi di far crescere un autentico capitalismo popolare che era l'obiettivo al quale puntava la Thatcher, quando lanciò il suo programma di privatizzazioni.
Ma è mai possibile che non possiamo mai imparare dagli errori del passato? E che, per non correre il rischio di ripeterli, ci dobbiamo crogiolare nella volontà di non toccare nulla di una situazione che ha creato uno dei maggiori debiti pubblici e una delle classi politiche più corrotte al mondo, condizionando con ciò il nostro presente e il futuro dei figli?
La logica del "quieta non movere" non mi convince: spererei in una classe politica onesta, coraggiosa e lungimirante che sappia liberalizzare e privatizzare senza cadere nei rischi, facilmente evitabili, che agitano il lettore. L'alternativa della paralisi può garantire il nostro tran-tran: ma è proprio questo che ci sta consumando.

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