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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 13:50.
È stata una delle prime beatificazioni del pontificato di Papa Francesco. Davanti a oltre 6mila fedeli il sacerdote piemontese Luigi Novarese, fondatore dei Silenziosi Operai e del Centro Volontari della Sofferenza, è stato beatificato in una cerimonia molto partecipata a Roma, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura dal segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, anche lui piemontese.
Novarese, figura di sacerdote molto amato dalla gente, conosciuto nella Chiesa come "l'apostolo dei malati", aveva prestato servizio anche nella Segreteria di Stato, oltre che nella Cei. E per Bertone la celebrazione è stata l'occasione per un messaggio "politico". L'ufficio della Segreteria di Stato vaticana «negli ultimi tempi è stato oggetto di riflessioni, a volte non benevole - ha affermato nell'omelia -. Anche chi lavora in Vaticano può raggiungere le vette della Santità: questa è la prova più lampante!».
Alla cerimonia hanno partecipato delegazioni provenienti da tante città italiane e da molti dei Paesi dove Novarese ha reso il suo servizio: Polonia, Francia, Svizzera, Ungheria, Portogallo, Colombia ma anche Australia, Israele fino ad alcuni Paesi dell'Africa. Erano presenti alti prelati - fra cui i Cardinali Romeo, Versaldi e Harvey, e il Patriarca di Gerusalemme Fouad Twal - e tutta la famiglia del beato, tra cui il nipote, l'industriale Giancarlo Cerutti e la sorella Mariella, la madre di entrambi era Teresa Novarese Cerutti, scomparsa il 28 ottobre 2009, figura di spicco dell'imprenditoria piemontese.
Monsignor Novarese (1914-1984) realizzò molte opere per i malati. «Un impegno - ricorda la Radio Vaticana - alimentato dalla preghiera per e con i malati che accompagnava a Lourdes e nei santuari mariani, dalla partecipazione ai sacramenti e nato dall'esperienza che aveva fatto del dolore per una malattia che, adolescente, lo aveva ridotto in fin di vita e dalla quale guarì miracolosamente per intercessione della Vergine Ausiliatrice, di don Bosco e del beato Filippo Rinaldi».
Luigi Novarese era nato a Casale Monferrato e fu Giovanni Paolo II a definirlo "l'apostolo dei malati". Pur lavorando nella Segreteria di Stato dal 1942 al '70 e alla Cei dal 1970 al '77, si impegnò nella lotta contro l'emarginazione dei disabili, che tolse dai ghetti per integrarli nella società. L'obiettivo fu anche insegnare loro un mestiere per renderli, nei limiti delle possibilità di ognuno, autonomi dal punto di vista economico. Dialogò senza complessi con la medicina, dimostrando «l'efficacia terapeutica della motivazione spirituale nella cura del malato». Fondò case di cura, centri di assistenza, corsi professionali per disabili e infermi, insegnando loro a pensare e a vivere in modo nuovo la malattia. Il 7 ottobre 1957 Novarese stupì le gerarchie organizzando il più grande raduno di infermi, mai realizzato prima di allora, all'interno della Santa Sede, portando 7mila malati in barella e carrozzella davanti a Pio XII per l'udienza.
Mentre in Europa infuriava il secondo conflitto mondiale, Novarese prestava servizio alla Segreteria di Stato della Santa Sede con il compito di mantenere, a nome di Pio XII, i contatti con i vescovi, anche d'Oltralpe, per sostenere le necessità dei perseguitati dai regimi fascista e nazista e i bisogni delle famiglie che avevano congiunti in guerra e riuscì a superare gli ostacoli posti all'azione caritativa della Santa Sede dai regimi filo-nazisti dell'epoca. Ritiratosi dal servizio vaticano, negli anni 70, divenne un apostolo della sofferenza potendosi dedicare alle realtà da lui fondate nel dopoguerra: la Pia Unione dei Silenziosi Operai della Croce, la Lega Sacerdotale Mariana e i Volontari della Sofferenza. «Gli ammalati - diceva don Novarese - devono sentirsi autori del proprio apostolato», perché le loro esperienze di malattia, isolamento, emarginazione trovano «senso e novità nell'incontro con il Cristo, e li rendono credibili nel portare la luce del Vangelo a chi, in situazioni simili, ancora si sente inutile e smarrito».
Oggi è prevista una celebrazione in Santa Maria del Suffragio, officiata dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, e domani, nella Basilica di San Pietro, dall'arciprete Cardinale Angelo Comastri.
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