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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2013 alle ore 06:50.

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Una delle grandi sfide dell'Europa è il costo sempre più alto dell'energia. Si stima che il prezzo di energia e gas nella Ue sia quasi il doppio rispetto alle altre parti del mondo. Il prezzo del gas sul mercato statunitense è quasi quattro volte inferiore rispetto alla Ue in questo periodo di grande austerità e l'energia a prezzi contenuti è chiave per ravvivare l'economia e garantire il successo degli imprenditori Ue sui mercati. I prezzi dell'energia incidono sui costi di manutenzione e attività delle piccole e medie imprese e sulle decisioni strategiche dei grandi attori industriali.

Tale situazione genera anche risultati negativi sul mercato del lavoro: i gruppi internazionale possono decidere di non creare nuovi posti di lavoro o di ridurre quelli esistenti in Europa.

Perché i prezzi dell'energia nella Ue sono così più alti?
In alcuni Stati membri i prezzi sono dettati dai regolamenti interni relativi a dazi doganali, tasse e imposte. Ad esempio, in Danimarca, Svezia o Germania tali costi costituiscono circa il 50% del prezzo dell'energia pagato dall'utente finale. È anche vero che i nostri sistemi energetici obsoleti richiedono enormi investimenti. I nostri obiettivi legati alla gestione delle fonti energetiche e alla tutela del clima da realizzare entro l'anno 2020, in particolare la riduzione del 20% dell'emissione dei gas serra e l'aumento del 20% della quota di energia derivante da fonti rinnovabili, determinano che i prezzi dell'energia elettrica probabilmente aumenteranno, almeno nei prossimi anni. Tra i vari fattori non va dimenticata la nostra dipendenza dal petrolio importato.

Che cosa possiamo fare?
Dobbiamo creare un mercato energetico europeo. Già nel 2009 abbiamo approvato regolamenti ambiziosi del mercato interno che consentono un'integrazione europea interna più profonda. Tuttavia occorre concludere il processo legislativo. Alcuni Stati membri sono in ritardo nell'introduzione dei regolamenti. Ciò significa che i consumatori non sono del tutto consapevoli del loro diritto al cambiamento gratuito del fornitore dei servizi entro tre settimane. Inoltre non vi sono collegamenti strutturali tra gli Stati: l'infrastruttura energetica è la colonna vertebrale del mercato interno in crescita. Per questo i lavori sulla definizione dei principali progetti sulle infrastrutture che dovranno ricevere il sostegno della Ue negli anni 2014-2020 si dovranno concludere nell'autunno di quest'anno.

Poi, dobbiamo guardare anche fuori dalla Ue. Abbiamo già avviato attività mirate alla costruzione del Gasdotto Sud che consentirà la diversificazione delle fonti di fornitura del gas. Stiamo attendendo la decisione delle autorità dell'Azerbaijan in merito alla scelta del progetto di costruzione del gasdotto con il quale il gas arriverà in Europa. Abbiamo avviato la collaborazione con i Paesi che confinano con la Ue sull'accettazione del patrimonio legale europeo attraverso la creazione di una Comunità Energetica. Abbiamo invitato altri Paesi confinanti ad aderire a essa. Inoltre, lavoriamo su un nuovo accordo con la Russia basato sui regolamenti comunitari riguardanti il mercato dell'energia.
In terzo luogo, dobbiamo verificare in che modo e in che portata gli Stati membri sovvenzionano l'energia rinnovabile. Intendiamo compiere progressi nel raggiungimento degli obiettivi nell'ambito delle rinnovabili, ma dobbiamo anche far sì che tali obiettivi siano convenienti economicamente e garantiscano stabilità alla rete.

Ciò non significa che la Ue vuole ordinare agli Stati di usufruire di fonti di energia prestabilite. La scelta delle modalità di sfruttare le proprie risorse energetiche è diritto di ogni Stato. È lo Stato che deve scegliere il miglior mix energetico che corrisponda alle sue caratteristiche individuali, permettendogli di operare le migliori scelte economiche. Su un mercato interno ben funzionante questo vorrebbe dire che l'energia da fonti rinnovabili sarebbe prodotta dove i costi sono minori e non dove si possono ricevere le sovvenzioni più alte.
Per un Paese come la Polonia tale modello dà la possibilità di continuare ad utilizzare le proprie risorse di carbone e a procedere nella ricerca del gas di scisto. Il grande calo del prezzo del gas negli Usa ha dato una spinta alla ristrutturazione di interi settori dell'industria. Tale approccio non è contrario agli obiettivi della Ue su ambiente e clima, a condizione che il nostro Paese implementi i più alti standard Ue già esistenti in materia di tutela ambientale.

Per concludere, alcune considerazioni non meno importanti. Dovremmo investire il nostro tempo e le nostre risorse nel risparmio e nell'uso efficiente di energia. L'Unione Europea può diventare il centro del mercato delle tecnologie a risparmio energetico, creando allo stesso tempo le condizioni favorevoli al business e al mercato del lavoro, ma anche abbassando i costi dell'energia che gravano su case e imprese. Può essere uno dei modi di risvegliare la nostra economia e assicurare la sicurezza energetica. È nostro obbligo assicurare ai nostri cittadini l'energia stabile e a costi contenuti per oggi e per domani.
Günther H. Oettinger è Commissario europeo per l'Energia - Radek Sikorski è ministro degli Affari esteri della Polonia

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