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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2013 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 25 maggio 2013 alle ore 10:11.

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Il business tradizionale è definitivamente morto. Le case editrici cercano affannosamente un nuovo modello e le ricette adottate sono diverse, in Italia come negli Stati Uniti o in Germania. Ma tutti concordano sul fatto che le nuove tecnologie digitali e la qualità del prodotto sono e resteranno determinanti. «C'è un futuro per il giornalismo di qualità, ma è chiaro che la formula è in fase di mutazione», dice Gerard Baker, direttore del Wall street journal. In attesa di ascoltare la ricetta di Jill Abramson, direttrice del New York Times (i due concorrenti Usa s'incontrano per la prima volta), che parla oggi insieme al premio Pulitzer Peter Kann e ai leader di gruppi editoriali (Benito Benedini presidente del Sole 24 Ore), di banche (Enrico Cucchiani ad di Intesa Sanpaolo), delle Fondazioni (Giuseppe Guzzetti dell'Acri) e al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi; la sintesi della giornata inaugurale di Crescere tra le righe è nella ricerca realizzata da Gfk Eurisko, che conferma la progressiva integrazione di strumenti d'informazione tradizionali e innovativi per i giovani, ed è nelle parole di Baker che invita gli editori a «investire nella qualità dei loro prodotti», a prescindere dal formato distributivo.

«Il nostro giornale digitale è cresciuto del 50% negli ultimi due anni e la pubblicità ha registrato un andamento analogo - spiega il direttore del Wsj -. L'edizione cartacea ha seguito un trend opposto: gli Stati Uniti hanno perso il 50% delle copie negli ultimi dieci anni. Il comparto è tornato ai ricavi del 1982. Ma penso che il futuro sia fatto di tradizione e d'innovazione, carta e web conviveranno, a patto però di non smarrire la strada della qualità: non è possibile pensare unicamente a tagliare i costi, i gruppi editoriali devono anche pensare a come far crescere le entrate». John Elkann, il giovane presidente della Stampa che non frequenta i social network per «mancanza di tempo», come ha rivelato lui stesso, dice di credere nelle tecnologie anche se si tratta di capire «come applicarla e soprattutto come collegare chi la produce e chi la utilizza». Elkann ricorda che negli Usa c'è chi sta investendo sui piccoli giornali di carta locali, perché evidentemente «le prospettive dell'informazione locale sono interessanti».
Come disegnare un modello vincente se - è stato detto ieri a Bagnaia - le copie cartacee perse non saranno recuperate dal digitale? Per l'amministratore delegato di Rcs Media Group, Pietro Scott Jovane, «il brand sarà sempre più importante», così come la focalizzazione del prodotto e l'allargamento dell'offerta. «Difendere la carta sarebbe un suicidio, meglio puntare sui marchi», afferma Mathias Dopfner, presidente e amministratore delegato di Axel Springer. Il gruppo tedesco ha deciso di giocare sul terreno delle nuove tecnologie e, pur riconoscendo che «il giornalismo digitale può e deve miglirare», Dopfner è convinto che sia già oggi vincente. Per questo boccia la gratuità del web. «Se crediamo in quello che facciamo, dobbiamo farlo pagare - spiega - altrimenti non avremo mai una prospettiva economica».

La formula sembra funzionare, infatti Axel Springer realizza 1,2 miliardi di euro di ricavi con il formato digitale, il 55% dal mercato pubblicitario. «Il settore continuerà a crescere, se saremo in grado di investire sulla diversificazione dell'offerta e sulla qualità dell'informazione», sottolinea Dopfner. Non solo notizie. Anche l'informazione di servizio ha importanza, specie per avvicinare i giovani alla lettura. «Lo sforzo divulgativo del nostro giornale va in questa direzione», dice Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, ricordando anche l'integrazione carta-online-digitale. «Ma l'edizione cartacea deve restare centrale», aggiunge. Lo stesso segnale arriva dalle ricerche di Gfk Eurisko per conto dell'Osservatorio permanente Giovani-Editori: l'utilizzo del tablet tra gli studenti, infatti, avvicina i ragazzi anche alla lettura dei giornali tradizionali. A riprova che è il contenuto a fare la vera differenza.
C.Per.

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