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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2013 alle ore 06:57.

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Se avete un anziano non autosufficiente in famiglia, organizzatevi da soli. E pure se avete un bambino in età da nido, un figlio disabile o un cugino che sta cadendo in povertà. Certo, in Italia la famiglia è sempre stata il principale sostegno in queste situazioni ma - da metà anni '90 - una nuova consapevolezza aveva generato la crescita del welfare sociale, cioè di quell'insieme di interventi pubblici dedicati alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini piccoli) o in condizione di povertà. Molto ci sarebbe ancora da fare in un settore che - nonostante i miglioramenti - rimane la cenerentola del welfare italiano e non ha recuperato il forte ritardo rispetto al resto d'Europa. Proprio ora, invece, davanti a un'impennata di domande assistiamo al suo declino. Lo dicono i numeri.

20%
Le famiglie di bambini ammessi all'asilo nido che rinunciano, perlopiù perché non sono in grado di pagare la retta (fonte: Istituto degli Innocenti)
È un fenomeno crescente, in particolare al Centro-Nord, nei servizi alla prima infanzia così come nelle strutture residenziali per anziani non autosufficienti. Se sino a qualche tempo fa la disponibilità di posti in nidi e strutture per anziani era inadeguata, ora si manifesta il problema opposto: non si riescono a riempire i servizi. Il motivo è la combinazione tra la riduzione delle disponibilità economiche delle famiglie e le rette sempre più elevate, aumentate perché negli ultimi 15 anni la crescita dei servizi è avvenuta senza che venisse approntato un adeguato sistema di finanziamento pubblico dei costi di gestione. La necessità d'interventi da parte delle famiglie, però, non sta affatto diminuendo, anzi, è il contrario: solo che sono sempre di più quelle che non se li possono permettere.

4,1%
Le persone con almeno 65 anni che ricevono l'assistenza domiciliare integrata (Adi)
Si tratta del principale servizio a casa per la non autosufficienza. Mentre - come indicano le ricerche italiane e i confronti europei - indispensabile sarebbe il suo rafforzamento, in numerose regioni settentrionali l'utenza inizia a diminuire e in quasi tutte sta calando il numero di visite a domicilio per anziano. Fa eccezione, solo qui, il Meridione - dove l'offerta è minore -, che risulta ancora in crescita grazie a specifici fondi europei. Un fenomeno simile sta toccando anche altri servizi domiciliari in tutta Italia, a partire da quelli rivolti alle persone con disabilità. In sintesi, i servizi domiciliari nel territorio si riducono.

0
I diritti ai servizi di welfare sociale garantiti nel nostro Paese
Le persone malate hanno diritto all'assistenza sanitaria e quelle in età scolare all'istruzione; in entrambi i casi lo Stato è obbligato per legge ad assicurare ai cittadini una risposta, seppure di qualità variabile nelle diverse realtà. Invece anziani non autosufficienti, individui con disabilità, famiglie povere non hanno diritto a una risposta da parte dei servizi pubblici. Se chiedono un intervento a Comune o Asl, questi lo forniranno subordinatamente alle risorse disponibili; ciò significa che le prestazioni possono essere interrotte o non attivate secondo le effettive possibilità degli enti locali. La mancata introduzione dei diritti rappresenta un'eredità negativa della Seconda Repubblica, durante la quale non sono state varate le regole necessarie a consolidare il welfare sociale. Gli effetti si sono visti nella stagione dei tagli, particolarmente penalizzanti per il settore perché - in assenza di precisi diritti e, quindi, di servizi da garantire obbligatoriamente - non esiste una soglia entro la quale la riduzione degli stanziamenti si deve fermare.

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