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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 06:30.
Alla fine sembra che siano pochi, in Europa, i Paesi desiderosi di imporre dazi anti-dumping all'import di pannelli solari dalla Cina. Il meno motivato tra questi - incidentalmente il più importante - è la Germania. E questo, nonostante la Commissione Ue si appresti all'inizio di giugno ad introdurre le barriere, sia pure in forma provvisoria. Il cancelliere Angela Merkel, complice la visita del premier cinese Li Keqiang, ha dichiarato che farà quanto in suo potere per impedire che tali misure diventino definitive . C'è da crederci. La Germania è il Paese che più ha da perdere in una guerra commerciale con la Cina: soltanto l'anno scorso ha esportato 67 miliardi di euro e importato per oltre 73 miliardi. La "Corporate Germany", Volkswagen in testa, ha una presenza diretta ultradecennale, grazie alla moneta di scambio tra cessione di tecnologia, da parte tedesca, e apertura di quote di mercato, da parte cinese, per auto di lusso e macchinari hi-tech per l'industria. Viene da chiedersi dove porterà, a questo punto, l'attivismo di Bruxelles.
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