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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 07:20.
Creare un circolo virtuoso del capitale umano. Che parta dall'istruzione, e passando dall'università, arrivi alla ricerca. È uno degli obiettivi espliciti della programmazione dei fondi europei 2014-2020. Che potrà contare su due pilastri: "Horizon 2020" ed "Erasmus for all".
Di entrambi si è parlato ieri a Roma in un incontro a cui hanno partecipato Jordi Curell Gotor, direttore per le attività educative della Direzione generale Istruzione e cultura della Commissione, e Raffaele Liberali, capo dipartimento del Miur.
Al centro dell'iniziativa le risorse che gli Stati membri avranno a disposizione per formare e internazionalizzare i propri giovani. A tal proposito Liberali ha sottolineato che il programma "Horizon 2020" dovrebbe poter contare su 70 miliardi a fronte degli 80 proposti inizialmente. Numeri comunque superiori ai 54 miliardi della precedente programmazione. Mentre per "Erasmus for all" la proposta della Commissione ammonta a 19 miliardi di euro. Con un balzo del 70% rispetto al settennato appena trascorso. Anche se lo stanziamento finale potrebbe essere più basso, come ha confermato Curell Gotor: «È quasi sicuro che la proposta non sarà accettata, ma ritengo realistico pensare a un aumento del 45%» rispetto a oggi. Fondi con cui si punta, tra l'altro, a far crescere da 250mila a 300mila il numero di studenti universitari che ogni anno vivranno un'esperienza all'estero.
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