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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2013 alle ore 08:05.

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Addio all'effetto sorpresa sui rating sovrani, spesso accompagnato da una girandola di rumors che affondano il mercato e impennano lo spread. D'ora in poi la "pagella" del merito di credito dei Paesi arriverà solo di venerdì, rigorosamente a mercati chiusi. Con un calendario preciso e date prefissate per ciascuno Stato, pubblicato dalle agenzie di rating a fine dicembre di ogni anno.

Il nuovo corso in nome della trasparenza inizierà giovedì 20 giugno, almeno sulla carta. A venti giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue entra infatti in vigore il regolamento europeo sulla riforma delle agenzie di rating. Un pacchetto di misure, il secondo in quattro anni, sulla spinta della crisi finanziaria, con l'obiettivo dichiarato di ridurre «il peso eccessivo del rating». Un vero e proprio giro di vite che punta a ridisegnare il perimetro di azione delle agenzie, a ridurre i conflitti di interesse e a preparare il terreno per l'ingresso di nuovi operatori sul mercato. Con il miraggio, ancora lontano, di un'agenzia europea, capace di fare da contraltare alle "tre sorelle": Moody's, Standard and Poor's e Fitch.

«Le nuove regole che siamo pronti ad attuare entro il 20 giugno – spiega Martin Winn, responsabile comunicazione Europa, Asia e Africa di S&P – rappresentano il sistema di supervisione delle agenzie di rating più rigoroso e completo nel mondo. Rafforzeranno ulteriormente il mercato e la fiducia nei confronti del nostro operato». Anche Moody's e Fitch assicurano di essere al passo con l'applicazione delle nuove regole.
L'ultimo tassello per il via libera definitivo al provvedimento è arrivato a metà gennaio con il voto del Parlamento europeo. «Se consideriamo le difficoltà e le resistenze incontrate – dice l'europarlamentare nel gruppo dell'Alleanza progressista di socialisti e democratici, Leonardo Domenici, che è stato relatore del testo – abbiamo raggiunto un buon risultato. È chiaro, però, che si tratta di un primo passo e bisognerà andare oltre. L'iniziativa europea potrebbe inoltre rappresentare il primo tassello per una regolamentazione più stringente a livello globale».
Una delle sfide da fronteggiare, aggiunge Domenici, sarà «la verifica dell'efficacia delle norme sul conflitto d'interessi. Noi avevamo proposto di vietare le partecipazioni incrociate, ma il compromesso ha poi introdotto una soglia minima». Il regolamento proibisce infatti a un investitore di detenere una quota pari o superiore al 5% in più di un'agenzia di rating. Se si guarda l'azionariato attuale (in base ai dati ufficiali aggiornati a fine marzo) sono due i casi in cui questa soglia viene oltrepassata: il fondo statunitense Capital World Investors, primo azionista di S&P con il 10,2%, detiene anche l'8% di Moody's, così come Vanguard Group, presente con il 6% in Moody's e con il 5,9% in Standard and Poor's.

Non solo: un investitore presente con almeno il 5% del capitale in un'agenzia e contemporaneamente con il 5% o più di una società valutata deve rendere pubblica la partecipazione. È invece proibito a chi possiede oltre il 10% del capitale di un'agenzia di detenere il 10% o più di una società sottoposta a valutazione. Questi incroci dovranno passare sotto la lente dell'Esma, l'Autorità europea della finanza e dei mercati.
L'operazione trasparenza riguarda anche le modalità di elaborazione dei rating e l'invito rivolto alle agenzie ad «astenersi da qualsiasi raccomandazione diretta o esplicita sulle politiche delle entità sovrane». Una decisione che incassa il plauso degli "addetti ai lavori". Secondo Mario Spreafico, responsabile investimenti di Schroders private banking, era infatti necessario «un chiarimento sulle modalità di attribuzione dei rating». Secondo Spreafico, «i giudizi sui Paesi non dovrebbero essere basati su schemi uguali per tutti, ma calati maggiormente nella realtà. Il rating dell'Italia, per esempio, non può ignorare, accanto ai classici indicatori macroeconomici di Pil, deficit e debito, anche il risparmio delle famiglie».

Ora la palla passa all'Esma e alla Commissione Ue. La prima agirà da supervisore e a breve pubblicherà un documento di discussione sui nuovi standard tecnici che dovranno essere approvati dall'esecutivo Ue. Per quest'ultimo l'agenda sarà fitta: entro dicembre Bruxelles dovrà presentare una relazione sulla fattibilità di una rete di agenzie di rating del credito minori per migliorare la concorrenza. Entro la fine del 2014 l'esecutivo Ue dovrà poi considerare l'opportunità di una valutazione europea dei rating sovrani. Infine, entro il 1° gennaio 2016 è attesa una riflessione su un'agenzia di rating europea.
«La riforma – conclude Silvio Peruzzo, senior European economist di Nomura – è benvenuta, ma occorrerà fare uno scatto in avanti, perché in un contesto di mercati globali misure limitate all'Unione europea rischiano di essere incomplete e di creare asimmetrie».

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